Furono accusati di "revenge porn" e violenza sessuale, il giudice li assolve. Ecco perché

Gli episodi avvenuti durante il lockdown del 2020. Il giudice del tribunale di Rimini ha però assolto i tre imputati, negando alla giovane i 50mila euro che aveva richiesto a titolo di risarcimento

Furono accusati di "revenge porn" e violenza sessuale, il giudice li assolve. Ecco perché
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Aveva denunciato i tre amici con i quali aveva trascorso il lockdown del 2020. Li aveva accusati di "revenge porn" e di violenza sessuale di gruppo, chiedendo loro un risarcimento di 50mila euro. Il motivo? A suo dire avrebbero compiuto atti sessuali contro la sua volontà, abusando di lei e riprendendo la scena con lo smartphone per poi diffondere il filmato. Il racconto della presunta vittima presentava tuttavia una serie di palesi incongruenze, che cozzavano peraltro contro il clima da Decameron (definito "boccaccesco" e di "estrema libertà" dagli stessi avvocati) che si era instaurato fra i protagonisti della vicenda. E alla fine, tenendo conto della situazione, il tribunale di Rimini ha assolto i tre imputati, negando l'indennizzo alla giovane. Un episodio che secondo il sito RiminiToday risale all'aprile del 2020, quando la ragazza allora diciannovenne decise di trascorrere la quarantena in compagnia di tre giovani di età compresa fra i 19 e i 21 anni, in un'abitazione di proprietà della famiglia di uno dei tre situata nel capoluogo riminese.

Una decisione presa di comune accordo per superare insieme le insidie dell'isolamento, in un quadro che ricordava vagamente i presupposti della celebre opera di Giovanni Boccaccio. Tra i protagonisti si era instaurato a quanto pare un rapporto di complicità e dissolutezza anche in termini sessuali, con i fatti in questione che si sarebbero verificati durante una serata trascorsa a casa fra fiumi di alcol. Stando alla versione fornita dalla ragazza, quest'ultima sarebbe in quell'occasione crollata a letto, addormentandosi. Ed approfittando del fatto che non indossasse biancheria intima, i ragazzi avrebbero sollevato le coperte e filmato le sue parti intime mentre compivano atti sessuali. La giovane si accorse del video solo il giorno successivo, dopo aver smaltito la sbornia: chiese all'amico che lo aveva girato di cancellarlo e quest'ultimo esaudì subito la richiesta. Terminata la convivenza, nel luglio dello stesso anno la ragazza si presentò tuttavia in questura per denunciare i tre ragazzi, fornendo come prova una copia del filmato inviatole dall'allora coinquilino.

Le indagini della polizia avevano perciò portato al sequestro dei telefonini dei giovani. Ma dalle analisi successivamente effettuate emerse come il filmato non fosse mai stato diffuso al di fuori del gruppo: la diffusione estremamente limitata del contenuto e la sua successiva cancellazione hanno quindi portato all'archiviazione dell'accusa di revenge porn. Gli imputati hanno anche contestato l'altro capo d'imputazione: non sarebbe stato consumato nessun atto sessuale senza l'assenso della giovane, a loro dire.

Una versione giudicata verosimile anche dal giudice: non vi fu quindi alcuna violenza e nessun tentativo di revenge porn. E nelle scorse ore, considerando come la giovane ebbe rapporti consensuali e come il video "incriminato" fu subito rimosso dalla memoria del telefono, il gip si è espresso per l'assoluzione.

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