La Procura di Milano ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta su Airbnb, la più famosa piattaforma al mondo per gli affitti brevi accusata di non avere versato la cosiddetta cedolare secca sui canoni di locazione breve per oltre 3 miliardi e 700mila euro, tra il 2017 e il 2021. Secondo il pm Giovanni Polizzi, che ha coordinato l’indagine della Guardia di Finanza di Milano, il quadro normativo all’epoca del mancato versamento non era chiaro sulla questione del sostituto d’imposta e ha quindi deciso di chiedere l’archiviazione dei tre indagati. Ora la parola passa alla gip Angela Minerva davanti alla quale pende la richiesta di archiviazione.
Airbnb, nei confronti della quale la procura aveva in prima battuta disposto il sequestro preventivo di oltre 700 milioni di euro e che è assistita dall’avvocato Fabio Cagnola, da sempre sostiene di rappresentare un responsabile di imposta (co responsabile del versamento dell’Iva) e non sostituto d’imposta come invece nella prima ipotesi degli inquirenti. Nei mesi scorsi, il portale ha poi annunciato di avere chiuso un accordo con l’Agenzia delle Entrate riguardo la ritenuta sui redditi dei proprietari non professionali, per un pagamento complessivo di 576 milioni di euro.
Aveva anche precisato di non volere recuperare dai cosiddetti host, i proprietari, le ritenute fiscali e che sta proseguendo un confronto con le autorità per il periodo 2022-2023. Airbnb aveva anche annunciato la preparazione di un meccanismo di trattenuta e versamento delle tasse al fisco italiano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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