Anche i giudici bocciano le mamme gay. "No al riconoscimento"

A Torino bocciato il ricorso di due donne che chiedevano di essere registrate entrambe come mamme di due gemelline nate all'estero da eterologa. "Vuoto legislativo", scrivono i giudici. Ma la questione non è solo burocratica

Anche i giudici bocciano le mamme gay. "No al riconoscimento"

Anche il tribunale ha detto no. A Torino i giudici hanno ribadito che non è possibile riconoscere alle coppie gay la doppia genitorialità. La risposta in punta di diritto è arrivata a una coppia di donne che avevano chiesto al comune di Trofarello di registrare all'anagrafe le loro gemelline (nate con fecondazione eterologa praticata all'estero) come figlie di entrambe. Dopo il no dal Municipio piemontese, le due si erano rivolte alla giustizia per tentare di ribaltare quel diniego, supportate nel ricorso dall'associazione Luca Coscioni e dall'avvocato Edoardo Carmagnola. Ma anche le toghe hanno bocciato la loro istanza, peraltro accodandosi a un recente pronunciamento della Cassazione a sezioni riunite portato alla memoria dal ministro Roccella.

"Se non può porre rimedio al vuoto legislativo la Corte Costituzionale, così non può procedervi questo Tribunale", ha sentenziato il magistrato, attestando così di non avere margine di diversa interpretazione rispetto a quanto anche il comune di Trofarello aveva deliberato. Il giudice ha anche aggiunto che "dovrà essere il legislatore a provvedere al più presto a colmare l’evidente vuoto legislativo a tutela dei minori nati da coppie dello stesso sesso". E questo è proprio il tema divenuto motivo di dibattito e di scontro nell'ultimo periodo, soprattutto dopo lo stop richiesto dal Viminale alle trascrizioni dei figli delle coppie omogenitoriali. "Per il momento l'unico rimedio esperibile al fine di creare legami giuridici tra il genitore intenzionale e il minore pare essere il ricorso all'adozione in casi particolari", ha annotato il tribunale di Torino.

Al di là del singolo caso, già valutato dai giudici, la sentenza ha di fatto dimostrato che le azioni intraprese da alcuni sindaci non possono considerarsi legittime. Comunque la si pensi, infatti, la legge non le prevede. Da più parti si invocano interventi del Parlamento - cioè della politica - per risolvere quello che è considerato un vulnus legislativo, ma è chiaro che il tema non sia da considerarsi soltanto come una mera impasse burocratica da aggirare e regolamentare. L'argomento ha infatti risvolti etici riguardanti alcune pratiche al momento vietate in Italia, che il legislatore dovrebbe di fatto legittimare. Proprio in merito a tali riflessi, come noto, il centrodestra ha delle legittime perplessità che si riflettono nella linea di prudenza chiesta dal Viminale.

Dopo il caso della coppia

torinese, secondo Repubblica, c'è chi starebbe valutanto di scomodare altri tribunali, come la Corte europea dei diritti dell’uomo. L'auspicio in quella sede sarebbe quello di far leva anche sul recente diktat di Bruxelles all'Italia sui figli omogenitoriali.

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