Roberto Napoletano, ex direttore del Sole 24 Ore, è stato assolto dall'accusa di aggiotaggio e false comunicazioni sociali nell'ambito dell'inchiesta per le presunte irregolarità nei conti del gruppo e per le copie "gonfiate" del quotidiano economico. Lo ha stabilito la seconda Corte d’Appello di Milano, che ha rigettato la richiesta con cui la Procura generale aveva proposto la conferma della sentenza di condanna a 2 anni e 6 mesi del Tribunale.
Napoletano, ora alla guida del Quotidiano del Sud, ha sempre respinto le accuse dei giudici. Nel 2017 era stato coinvolto nell'inchiesta e sfiduciato dall'assemblea dei giornalisti del Sole 24 Ore. Stando alle accuse, per alcuni anni i dati sulle vendite delle copie digitali sarebbero stati gonfiati, come pure una parte significativa delle copie cartacee.
"Giustizia è fatta dopo sei anni di ingiuste sofferenze per un'accusa totalmente infondata che è stata finalmente riconosciuta come tale e con una decisione che ci auguriamo sia definitiva" - ha commentato il legale del giornalista, Guido Carlo Alleva - "Sin dall’inizio di questa vicenda abbiamo fermamente sostenuto la correttezza delle condotte di Roberto Napoletano che ha sempre e soltanto esercitato il proprio ruolo di direttore editoriale del Sole 24 Ore nel suo modo appassionato e sempre rigoroso".
Napoletano, 62 anni, ha iniziato la sua carriera nei giornali locali di Napoli. Nel 1996 approda al Sole 24 Ore come caposervizio, poi caporedattore dell'economia italiana e infine vicedirettore presso la redazione romana. Dopo la parentesi come direttore de Il Messaggero, dal 2006 al 2011, ritorna al giornale di proprietà di Confidustria, assumendone la direzione al posto di Gianni Riotta.
"L'assoluzione dà ragione alla mia scelta di non patteggiare, ma non mi ripaga da chi ha messo in discussione la mia dignità e il mio lavoro. Tutto il resto, che riguarda la società, come ho detto dal primo giorno non mi riguarda, l'ho detto allora e lo ripeterò sempre", è stata la prima dichiarazione di Roberto Napoletano. "Gli atti del processo dimostrano piuttosto che ho preso un giornale sull'orlo del baratro editoriale - le due direzioni che mi avevano preceduto hanno perso il 30% delle copie a prezzo pieno - e in un anno ne abbiamo recuperate il 16% a prezzo pieno, ma soprattutto nessuno ha potuto mettere in dubbio il primato digitale conseguito dalla mia direzione editoriale e dall'intera redazione", aggiunge. "La decisione dei giudici è un grande risultato e posso dire che esiste un giudice anche a Milano.
Il danno che ho subito è enorme, perché quando di una persona si mettono in discussione onore e dignità, questa persona e tutti i suoi famigliari soffrono in un modo ingiusto. Questa sentenza non toglie quella sofferenza ingiusta, ma permette di proseguire".
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