Falle sul Click-day, false assunzioni per favorire l'immigrazione illegale

Dall'esposto del premier Meloni alla procura Antimafia, l'inchiesta sul Click-day ha subito un'accelerata e 47 persone sono state indagate. Sette sono finite in carcere

Falle sul Click-day, false assunzioni per favorire l'immigrazione illegale
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Scoperta dalla Guardia di finanza una presunta rete di reati legata al Click-day e all'immigrazione clandestina grazie a un'inchiesta che ha accelerato a seguito dell'esposto della premier Giorgia Meloni alla procura nazionale Antimafia per il dubbio che ci fossero delle irregolarità nelle domande. I reati contestati, a vario titolo, sono quelli di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, immigrazione clandestina, riciclaggio, autoriciclaggio, utilizzo ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Le 47 misure cautelari sono state notificate ad altrettanti soggetti residenti nelle province di Salerno, Napoli, Caserta, Potenza, Matera, Cosenza, Sassari, L'Aquila e Pesaro-Urbino.

I provvedimenti sono collegati all'illecito utilizzo all'uso illegale del Click-Day legato al Decreto Flussi, a far data dal 2020. L'indagine originaria è nata da un controllo ordinario della polizia economico-finanziaria su un immobile per il quale era stata rilevata una anomalia nell'acquisto. Da qui è emersa la presunta esistenza di un'organizzazione ramificata che confezionava e inviava domande false per fare arrivare in Italia dei lavoratori stranieri, i quali pagavano grosse somme di denaro. I lavoratori stranieri "pagavano grosse somme di denaro, fino a 6 mila o 7 mila euro per ogni singola domanda", ha spiegato in conferenza stampa a Salerno il generale Antonio Bandiera, comandante dei carabinieri per la Tutela del lavoro. Ma le domande inoltrate erano per lo più false, perché "si basano su rapporti di lavoro che non verranno mai instaurati, quindi fittizi con aziende fittizie".

La normativa per accedere al Click-Day è molto chiara proprio per evitare raggiri e prevede che vengano portate nella prefettura di riferimento le attestazioni e i documenti che certifichino i requisiti per potervi accedere. "Molto spesso, questa documentazione viene realizzata in maniera fraudolenta. Quindi, parliamo di documenti falsi che attestano, ad esempio, una capacità inesistente di un'azienda che attestano una regolarità contributiva. In realtà, alla base, abbiamo ipotesi di falso, che servono per aggirare la normativa sui decreti Flussi", ha detto ancora il generale.

Secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, tra le ipotesi c'è quella che sarebbero state costituite società ad hoc per portare avanti l'imbroglio oppure sarebbe stata utilizzata l'identità digitale Spid contraffatta di aziende ignare, in modo da inserire senza sospetti le istanze per ottenere i nulla osta.

Sette persone nella giornata di oggi sono state poste in stato di fermo con custodia cautelare per rischio concreto di fuga, in quanto gli inquirenti hanno dedotto che alcuni di loro stavano progettando un trasferimento in Paesi nordafricani, in cui avevano basi logistiche.

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