Trenta minuti di confronto per fare il punto sulle "storture" del sistema, relative all'ultimo decennio (in cui hanno governato soprattutto partiti di centrosinistra) ed evidenziate studiando i dati degli ultimi due decreti flussi, entrambi varati dall'attuale governo nel dicembre 2022 e nel settembre 2023. Questa mattina Giorgia Meloni, accompagnata dal sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano, si è recata questa mattina dal procuratore nazionale Giovanni Melillo, che guida la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo. I due esponenti dell'esecutivo hanno presentato un esposto. Del resto la premier è stata chiara durante l'informativa tenuta oggi al Consiglio dei Ministri, svelando dati preoccupanti in merito all'immigrazione nel Paese. Ma come mai questa mossa davanti alla Dna?
Nel gestire l'ingresso regolare degli stranieri in Italia sono stati infatti evidenziati in particolare gli esiti spiazzanti derivanti dalle ultime analisi sui flussi migratori. Questo nonostante all'indomani dell'insediamento del suo esecutivo sia stata avviata una precisa programmazione riguardante i flussi di ingresso degli immigrati, con la formulazione di un decreto del presidente del Consiglio dei Ministri (Dpcm) che aveva definito le linee guida per il triennio 2023-2025. Parte integrante di questo piano è stata la creazione di un tavolo tecnico, incaricato di sorvegliare l'applicazione delle nuove direttive.
Tuttavia, l'analisi che è stata recentemente condotta da questo organismo ha rivelato una situazione totalmente inaspettata e inquietante. Secondo quanto riferito dalla premier Meloni, in alcune regioni italiane - e in particolare nella Campania - è stato registrato un numero eccessivamente elevato di richieste di nulla osta al lavoro per i cittadini extracomunitari durante il cosiddetto "click day". Questo fenomeno è apparso decisamente sproporzionato rispetto al numero dei potenziali datori di lavoro presenti nella regione, sia essi imprenditori o privati cittadini.
Questo intero squilibrio sta inevitabilmente suscitando numerose preoccupazioni, visto che si stanno mettendo in luce possibili difformità nella distribuzione geografica dei lavoratori immigrati o (peggio ancora) potenziali abusi del sistema di regolarizzazione. Un eccesso di domande in specifiche aree del Paese potrebbe suggerire un'organizzazione non ottimale delle risorse lavorative o - nel caso di un'ipotesi più allarmante - l'esistenza di reti illecite che sfruttano le politiche di ingresso per fini impropri. Meloni ha infatti parlato espressamente in Cdm di una criminalità organizzata che "si è infiltrata nella gestione delle domande" e i decreti flussi sono stati utilizzati "come meccanismo per consentire l'accesso in Italia, per una via formalmente legale e priva di rischi, a persone che non ne avrebbero avuto diritto, verosimilmente dietro pagamento di somme di denaro (secondo alcune fonti, fino a 15.000 euro per pratica)".
In un successivo video pubblicato sul proprio profilo Facebook, Meloni ribadisce che, soprattutto in Campania si è registrato "un numero di domande di nulla osta al lavoro per extracomunitari totalmente sproporzionato rispetto al numero dei potenziali datori di lavoro". E il dato che risulta ancora più allarmante è che "solo una percentuale minima degli stranieri che hanno ottenuto il visto per ragioni di lavoro in base al decreto flussi ha poi effettivamente sottoscritto un contratto di lavoro", spiega la premier. In quella regione meno del 3% di chi ottiene il visto per lavoro stagionale nel settore agricolo o turistico alberghiero "sottoscrive poi effettivamente un contratto di lavoro. Questo significativo scarto tra il numero di ingressi in Italia" per motivi di lavoro e i contratti di lavoro che vengono poi effettivamente stipulati "è però una caratteristica che accomuna con numeri meno spaventosi molte regioni italiane", rimarca ancora Meloni.
Significa che, ragionevolmente, "la criminalità organizzata si è infiltrata nella gestione delle domande" e che i decreti flussi sono stati utilizzati "come meccanismo per consentire l'accesso in Italia per una via formalmente legale e priva di rischi a persone che non ne avrebbero avuto diritto, verosimilmente dietro pagamento di somme di denaro". E questo verrebbe dimostrato dal fatto che stragrande maggioranza degli stranieri entrati in Italia negli ultimi anni avvalendosi del decreto flussi provenga da un unico Stato, il Bangladesh, "dove le autorità diplomatiche per prime parlano di fenomeni di compravendita dei visti per motivi di lavoro".
Ecco quindi che la problematica esposta dal presidente del Consiglio sollecita quindi una riflessione più ampia sulla capacità del sistema di immigrazione italiano di gestire efficacemente e equamente l'arrivo di lavoratori dall'estero. È imperativo interrogarsi sull'adeguatezza delle attuali politiche migratorie e sulla loro implementazione. In risposta a questa situazione, il governo sembra quindi orientato verso una revisione delle procedure attuali, per garantire un controllo più stretto e una distribuzione più equa delle opportunità lavorative tra le varie regioni italiane. Ciò richiederà un’analisi dettagliata delle dinamiche regionali e, probabilmente, interventi normativi mirati a prevenire disuguaglianze e abusi.
La gestione dei flussi migratori in Italia rimane una questione complessa e delicata, che richiede una continua attenzione e adeguamento alle realtà emergenti. Il dibattito sui metodi di integrazione e distribuzione dei migranti è destinato quindi a rimanere una questione centrale nell'azione di governo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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