Una bimba di soli 4 anni muore dopo una diagnosi errata effettuata dai medici dell'ospedale, ma a distanza di tempo la sua famiglia è ancora impegnata in una lunga e dolorosa battaglia legale per avere giustizia. Il caso al Sant'Orsola di Bologna, che tramite i suoi legali sta cercando di ridurre il risarcimento che deve essere riconosciuto alla parte lesa in quanto, nel frattempo, è nato un altro figlio.
La diagnosi errata e la tragedia
Era il 21 ottobre 2020 quando la bambina perse la vita a causa di un'occlusione intestinale. La piccola stava malissimo, così la sua famiglia aveva deciso di portarla al pronto soccorso pediatrico del Sant'Orsola per aiutarla a stare meglio. Nessuno si sarebbe aspettato un esito tanto tragico. Quella che i medici avevano diagnosticato come una gastroenterite era in realtà un'occlusione intestinale, condizione assai più grave che aveva poi portato al decesso della minore.
Anni dopo (dicembre 2022), a seguito di questa vicenda, un pediatra, un radiologo e un chirurgo dell'ospedale sono stati condannati in primo grado tramite rito abbreviato per omicidio colposo. Questa la sentenza del tribunale di Bologna.
Non finisce qui, però, perché l'ospedale è tenuto a pagare un risarcimento per quanto accaduto. Risarcimento su cui il nosocomio starebbe cercando di trattare in sede di procedimento civile. Tramite i suoi avvocati, infatti, il Sant'Orsola ha chiesto al giudice di considerare una riduzione del risarcimento, in quanto la madre avrebbe dimostrato di aver reagito, avendo un altro figlio.
Il dolore della mamma
"Dicono che io starei bene perché ho avuto un altro figlio, quindi il mio dolore e il mio risarcimento deve essere contenuto", racconta la donna al Corriere della Sera. "Quando è arrivato quest’atto dai legali del Sant'Orsola i miei avvocati civilisti Pierpaolo Mazzoli e Marco Ferrari mi hanno chiamata e mi hanno detto di leggerlo con calma, sapevano che mi avrebbe fatto male. Sono profondamente ferita", aggiunge.
Comprensibile l'amarezza della donna dinanzi a simili argomentazioni. L'azienda sanitaria ha naturalmente il diritto di esprimersi sulla vicenda, costituendosi in giudizio, ma non è piaciuto il riferimento al secondo figlio. "Strumentalizzare un minore, perché questo stanno facendo, usare un bambino di un anno, per dire che non devo aver sofferto più di tanto è gravemente irrispettoso nei confronti miei, della mia bambina e del suo fratellino", protesta la donna.
La nascita di un altro figlio non può sostituire il dolore costante per quello che non c'è più. La mamma della bambina racconta senza mezzi termini di non avere più una vita dopo aver perso la sua piccola. Le sue giornate si susseguono tutte uguali, vuote, prive di entusiasmo. A darle forza c'è il suo bimbo di un anno, che però non ha certamente sostituito la sorella.
"Avere un altro figlio è stata una gioia immensa ma segnata dal dolore, perché il lutto non passa, la mia vita è comunque distrutta e non dovrei neanche giustificarmi, ma le argomentazioni portate dal Sant'Orsola mi hanno fatta sentire come se dovessi giustificarmi per la nascita di mio figlio", conclude.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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