Bologna, trovata morta con la corda al collo. L'accusa: "Uccisa dal marito per stare con l'amante"

La 58enne fu trovata senza vita nella sua abitazione di Castello d'Argile nel 2021. All'inizio si ipotizzò un suicidio, poi la svolta con l'esame dei Ris: "Nessun segno di tensione sulla corda". Il marito accusato di omicidio aggravato

Bologna, trovata morta con la corda al collo. L'accusa: "Uccisa dal marito per stare con l'amante"
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C'è una svolta inattesa nel caso della 58enne che, nel settembre del 2021, fu trovata morta nella sua abitazione a Castello d'Argile, in provincia di Bologna. La vittima aveva una corda attorno al collo, circostanza che spinse gli investigatori a ventilare l'ipotesi del gesto estremo. Poi il colpo di scena: sulla fascetta non sarebbero stati trovati segni di tensione riconducibili a un eventuale suicidio. Da qui l'ipotesi della Procura bolognese che la donna sia stata uccisa dal marito, all'epoca coinvolto in una relazione extraconiugale. Secondo il pm Augusto Borghini, che ha firmato l'avviso di conclusione delle indagini, il 53enne avrebbe ammazzato la moglie per poter stare con l'amante. L'indagato, a cui viene contestato l'omicidio volontario con le aggravanti dei futili motivi e del vincolo sentimentale, respinge gli addebiti. "Il mio assistito si considera innocente e si è sempre considerato innocente" precisa il difensore, l'avvocato Ermanno Corso, al Corriere.it.

La versione del marito

I fatti risalgono alla sera del 2021. Fu il marito della vittima ad allertare i soccorsi. Sentito dagli investigatori, l'uomo raccontò di essersi coricato non appena rientrato a casa. Complice il buio della notte, non avrebbe notato che la moglie giaceva al suo fianco senza vita. Soltanto al risveglio si sarebbe accorto che la donna avesse una corda attorno al collo le cui estremità erano state fissate alla spalliera del letto. A quel punto, si sarebbe affrettato a snodare la fettuccia e avrebbe tentato invano di rianimarla.

Le prime indagini

Ai carabinieri intervenuti sul posto, inzialmente la scena sembrò quella di un suicidio. Come comprovarono i successivi accertamenti investigativi, la donna soffriva di depressione. Inoltre, il marito riferì che già c'era stato un precedente tentativo di suicidio. Sta di fatto che già le prime indagini evidenziarono alcune incongruenze. L'esito della perizia tossicologica, disposta dal pm, attestò che la vittima era imbottita di alcol e psicofarmaci. Al punto tale che, secondo il perito, non avrebbe avuto abbastanza forza per stringere la corda fino a lasciarsi morire. Ma il vero colpo di scena è arrivato con gli esami tecnici dei Ris.

La corda e il corpo "spostato"

Sulla fettuccia con cui la donna si sarebbe strangolata, i carabinieri del reparto investigazioni scientifiche hanno accertato che non vi erano "aree stressate" - scrive il Corriere.it - da nodi o tensioni. In buona sostanza, la corda non era mai stata in tensione. Non solo. La perizia cinematica appurò che il corpo era stato spostato prima che subentrasse la rigidità cadaverica. Da qui l'ipotesi dello scenario delittuoso e i sospetti sul 53enne.

L'avvocato del 53enne: "Si dichiara innocente"

Dagli accertamenti risultò che il marito della vittima aveva una relazione extraconiugale con una donna molto più giovane di lui. Sentita dagli investigatori, quest'ultima riferirì che il compagno le aveva raccontato di aver trovato la moglie senza vita sul divano. Una circostanza che l'uomo ha sempre negato, anche durante l'interrogatorio sostenuto nell'aprile del 2022. Secondo la Procura, il 53enne ha ucciso la moglie per poter stare con l'amante.

"Ci riserviamo di valutare il compendio indiziario - dice il difensore in merito all'avviso di conclusione delle indagini -e il materiale istruttorio". Quanto all'indagato "esclude ogni profilo di responsabilità", conclude il legale.

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