“Sono un servitore dello Stato, parlerò ai pm per dimostrare la mia innocenza”: queste le dichiarazioni spontanee rese stamattina dall’ex super poliziotto Carmine Gallo, interrogato dal gip di Milano Fabrizio Filice. Gallo, uno degli arrestati (ai domiciliari) nell’inchiesta sulla presunta rete di cyber spie, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Anche Nunzio Samuele Calamucci, l’hacker del gruppo, non ha risposto al giudice, ma ha fornito dichiarazioni in un documento scritto. “L’unica cosa che posso dire, signor giudice - ha dichiarato -, è che dal punto di vista empirico le cose che ho letto sugli organi di stampa sono impossibili da realizzare”.
Ai cronisti che l’hanno intercettato dopo l’interrogatorio e che gli hanno chiesto come si sentisse Gallo ha risposto: “È la vita, scusate ma non posso parlare”. L'avvocato Antonella Augimeri ha chiarito che parlerà coi pm “solo quando avremo piena conoscenza di tutti gli dell’indagine”. Il legale ha confermato che Gallo nelle dichiarazioni ha spiegato di essere un “servitore dello Stato” per oltre 40 anni e che da lui non c’è mai stata “alcuna infedeltà. Dimostrerà la sua estraneità ai fatti con un interrogatorio con i pm e collaborerà con i magistrati”, ha aggiunto l’avvocato. Stessa linea per Calamucci, anche lui difeso dall’avvocato Augimeri con il collega Paolo Simonetti e “pronto a chiarire”.
Era presenta agli interrogatori anche il pm Francesco De Tommasi.
Pure Giulio Cornelli, l’altro esperto informatico, assistito dall’avvocato Giovanni Tarquini, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ha solo rilasciato brevi dichiarazioni spontanee. Così come Massimiliano Camponovo, con il legale Roberto Pezzi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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