La Cassazione riscrive il reato di pandemia

Sdoganata la "condotta omissiva" che per il Tribunale dei ministri che ha archiviato Conte e Speranza non stava in piedi

La Cassazione riscrive il reato di pandemia
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La Cassazione «riscrive» fuori tempo massimo la storia giudiziaria sulla tragicomica gestione della pandemia Covid e sancisce ciò che tanti pensavano: il virus si è diffuso anche «lasciando che si diffondesse», con una condotta omissiva - e non solo volontaria o una colposa diffusione - legata alla sottovalutazione del rischio, con la mancata applicazione del Piano pandemico, rimasto sulla carta. Se i governi dal 2006 avessero stoccato mascherine, retrovirali, camici, Dpi e respiratori si sarebbero salvate delle vite? E quante? Per molti esperti che si sono occupati di questa vicenda il nesso eziologico c’è, lo sosteneva anche la Procura di Bergamo, il rapporto causa-effetto tra la mancata chiusura della Zona rossa nella Bergamasca e l’esplodere della pandemia si sarebbe potuto e dovuto dimostrare meglio. Peccato.

Peccato perché questo pronunciamento di fatto sbugiarda anche la decisione del Tribunale dei ministri di Brescia di voler archiviare la posizione di Giuseppe Conte e Roberto Speranza sulla base di una interpretazione restrittiva della legge sull’epidemia colposa ferma al 1930 su cui il legislatore avrebbe dovuto mettere mano, come aveva osservato il procuratore capo di Bergamo Antonio Chiappani, le cui indagini hanno disvelato molti retroscena interni al Cts e alla task force del ministero dietro alcune decisioni oggi incomprensibili, per non dire altro.

«L’omissione delle misure sanitarie e sociali previste per arginare, se non prevenire, comunque ostacolare il diffondersi di un’epidemia non costituisce un illecito? Se è così, mi preoccupa», aveva detto al Giornale il magistrato prima di andare in pensione. In attesa di comprendere le motivazioni, è facile che confluiscano nel procedimento penale a Roma contro gli ex direttori generali della Prevenzione presso il ministero della Salute, come avvertono i legali dei parenti delle vittime della Bergamasca, guidati da Consuelo Locati.

Chissà che Chiappani non venga sentito dalla commissione sul Covid presieduta dal Fdi Marco Lisei: «Vedremo le motivazioni e valuteremo come utilizzarle ai fini della ricerca della verità che è l’obiettivo primario della commissione Covid - dice al Giornale - Questa sentenza apre scenari importanti ed utili per vincolare gli amministratori nel futuro a porre in essere condotte più attente alla

tutela della salute pubblica in caso di eventuali e future pandemie». Sempre che dalle audizioni non venga fuori che qualcuno ha lucrato sulle mascherine farlocche o ha fatto spallucce sui rischi per la salute degli italiani.

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