"Quelle foto hard...". Il racconto choc della vittima di Ciro Grillo & Co.

La testimonianza dell'amica di Silvia, la ragazza che ha denuciato per violenza sessuale Ciro Grillo e gli altri tre ragazzi finiti a processo. Un anno dopo ha scoperto che le avevano scattato alcune foto

Ciro Grillo
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"Non ero una persona per loro in quel momento. Ero un oggetto". Ha la voce rotta dal pianto Roberta (nome di fantasia), 23 anni, l'amica della studentessa italo-norvegese che ha denunciato per stupro di gruppo Ciro Grillo e i tre amici genovesi, quando racconta davanti al giudice di Tempio Pausania, dove si sta celebrando il processo, la sua versione dei fatti. "Si sono comportati come se non avessi un nome. - si legge in uno stralcio della deposizione riportata dal quotidiano La Stampa - Ero semplicemente un divertimento per loro, qualcosa che dimostrava il loro potere maschile su di me".

Le "foto hard"

Era la notte del 17 luglio 2019. Roberta e l'amica si trovavano a casa di Ciro Grillo, a Cala di Volpe (Sardegna), assieme a Vittorio Lauria, Francesco Corsiglia ed Edoardo Capitta (gli altri tre imputati). Oltre ai presunti abusi sulla studentessa italo-norvegese, la procura di Tempio Pausania contesta ai tre ragazzi di aver scattato alcune "foto hard" alla 23enne, a sua insaputa, mentre dormiva sul divano in salotto. Roberta ha scoperto l'esistenza degli scatti osé dopo un anno: "Quando ho saputo che mi sono state scattate foto hard mentre dormivo - racconta durante la deposizione del 23 settembre scorso -mi sono sentita come se al mondo non ci fosse sicurezza, come se fosse una cosa che potrebbe succedere tante altre volte. All'inizio nonostante avessi saputo delle fotografie che mi avevano scattato - sottolinea Rancora - nella mia testa ho fatto finta che non esistessero. Poi andando avanti la vicenda giudiziaria mi, sono dovuta fare forza e ho dovuto ammettere che era tutto vero. Sono stati momenti difficili".

La paura

Proprio come Silvia, anche Roberta è parte lesa nel processo a carico dei quattro giovani imputati. A quasi quattro anni dai fatti, la 23enne non riesce a gettarsi alle spalle il ricordo di quella notte trascorsa a Cala di Volpe. "È qualcosa a cui penso spesso.

- dice - Cioè penso che vorrei uscire con un ragazzo, mi interessa qualcuno, ma ho sempre quel pensiero in testa: come fai a sapere che non è uno che farebbe una cosa così? Questo non mi esce dalla testa mi rimane sempre perché non puoi sapere chi potrebbe fare una cosa del genere". Poi la 23enne conclude con una riflessione: "Il potere è dato dal loro essere maschi, ragazzi di vent'anni, magari anche con i soldi".

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