Era stato condannato a 13 anni di reclusione per reati connessi allo spaccio di droga. Ma proprio nelle scorse ore, la Corte d'Appello di Sassari ha annullato la condanna. Il motivo? L'imputato aveva richiesto per due volte di essere interrogato, come previsto dalla legge, ma per motivi ancora non chiariti del tutto i giudici non avevano mai accolto questa richiesta. Protagonista della vicenda svoltasi fra Alto Adige e Sardegna è un uomo di 40 anni che all'epoca dei fatti viveva a quanto sembra a Bressanone. Stando a quanto riporta la stampa trentina, tutto iniziò quasi quindici anni fa. La persona in questione si trovò nel mirino degli inquirenti nel 2009, a seguito di alcune intercettazioni telefoniche in cui trattava di sostanze stupefacenti: finì quindi nel registro degli indagati. E in questi casi, l'avviso di conclusione delle indagini deve contenere l'avvertimento che prevede per l'indagato la possibilità di rilasciare dichiarazioni agli investigatori, o di chiedere di essere sottoposto ad interrogatorio.
Così è stato anche in questo caso e l'uomo, tramite i propri legali, chiese di essere interrogato entro i venti giorni successivi alla notifica di chiusura dell'indagine, come prevede la legge. Solo che, probabilmente a causa di una svista della magistratura (questa sembrerebbe essere perlomeno l'ipotesi più concreta, fra quelle avanzate dalla difesa), la sua richiesta non è mai stata accolta. Non solo: non avrebbe proprio ricevuto nessuna risposta. Nel frattempo era però arrivato il verdetto di primo grado, con il giudice che aveva riconosciuto la colpevolezza dell'imputato per le accuse rivoltegli in termini di spaccio di droga. Quest'ultimo ha tuttavia impugnato la sentenza, ricordando inoltre il mancato interrogatorio e chiedendo nuovamente di essere ascoltato. Nemmeno in questa occasione avrebbe tuttavia ricevuto alcun riscontro. E su queste basi, gli avvocati del quarantenne hanno dunque presentato un’istanza per l’annullamento della condanna.
Che è stata accolta dal giudice di Sassari: Il processo a carico dell’uomo, che non ha peraltro scontato sin qui un solo giorno in carcere, ripartirà da zero. Con il serio rischio che scatti la prescrizione a quanto pare, considerando che l'iter giudiziario è stato avviato quasi tre lustri fa. Un "caso" sui generis insomma, che potrebbe fare giurisprudenza.
"Già in primo grado questa richiesta era stata ignorata, forse per una dimenticanza, ed era stato necessario ripartire da capo - ha dichiarato al quotidiano locale Alto Adige uno dei legali del quarantenne - aprendo un nuovo filone solamente per il nostro assistito. Lo stesso è successo poi anche in Appello, dove è stata ignorata una seconda volta la richiesta dell'uomo. Di qui la decisione di annullare la condanna".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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