Drogò e stuprò una studentessa: Di Fazio condannato in appello a 9 anni

Pena ridotta per il manager imputato per sei episodi di violenza sessuale: in primo grado era stato condannato a 15 anni e 6 mesi, riconosciuta la continuazione tra i reati

Drogò e stuprò una studentessa: Di Fazio condannato in appello a 9 anni
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La Corte di appello di Milano ha diminuito a 9 anni la condanna per Antonio Di Fazio, il manager imputato per sei episodi di violenza sessuale con uso di benzodiazepine. Il sostituto procuratore generale Laura Gay aveva chiesto 12 anni di reclusione, meno della condanna a 15 anni e 6 mesi sancita in primo grado con il rito abbreviato. In Appello è stata riconosciuta la continuazione tra i reati, non applicata invece dal gup. La rideterminazione della condanna è “un primo passo per arrivare per una pena adeguata ad altri casi di violenza", secondo l’avvocato Mauro Carelli: “Da una nostra valutazione dovrebbe essere la metà”.

Di Fazio era stato arrestato nel maggio del 2021 con l’accusa di aver narcotizzato, violentato e fotografato una studentessa di 21 anni dell’Università Bocconi di Milano. Come ricostruito dalle autorità, il manager aveva invitato la giovane nel suo appartamento in zona corso Sempione con la scusa di poter partecipare a uno stage. Un reato conteggiato “a parte” rispetto agli altri, motivando così la pena maggiore, annullata dal riconoscimento della continuazione dei reati. Di Fazio è stato accusato di quattro violenze nei confronti delle ex fidanzate, tutte dimostrate attraverso il materiale fotografico trovato nel suo computer. Come appurato dalle autorità, il manager aveva raccolto un totale di cinquantaquattro immagini di donne seminude e incoscienti, un po’ come un trofeo. Accuse corroborate dalle testimonianze delle vittime.

Un altro filone, invece, riguardava il tentato omicidio dell’ex moglie, che presentò ben tredici denunce tra il 2009 e il 2013. Maltrattamenti, droga, stalking, minacce e violenze sessuali: questo il modus operandi di Di Fazio secondo l’ex coniuge. Fino al caso del 4 maggio 2014, episodio qualificato dai pm come tentato omicidio aggravato dalla premeditazione: la donna riuscì a salvarsi dalla trappola preparata dall’imprenditore. L’accusa di tentato omicidio – caduta in prescrizione – è poi stata riqualificata in lesione, ma in Appello tutti gli addebiti dei reati commessi verso la donna sono caduti in prescrizione.

Già archiviata la posizione della sorella di Di Fazio, medico di professione.

In un primo momento la donna era sospettata di avere aiutato il fratello a ottenere le ricette per procurarsi un farmaco a base di benzodiazepine, ma dalle indagini non era emerso alcun elemento sulla consapevolezza dell’utilizzo che l’uomo avrebbe fatto dei farmaci prescritti. Inoltre, alla dottoressa non era risultato possibile ricondurre alcune ricette ritrovate.

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