Il 5 giugno la procura di Trieste avrebbe dovuto pronunciarsi sulla proposta di archiviazione sul caso di Liliana Resinovich, ma il giudice Luigi Dainotti si è riservato di pronunciarsi alla fine di questa settimana o all’inizio della prossima. Quel giorno è stato sollevato un polverone sull’assenza del marito Sebastiano Visintin al sit in di fronte alla procura. L’uomo, che ha presentato opposizione all’archiviazione, ha spiegato ai microfoni “Chi l’ha visto?”: “Liliana è morta, non c’è. Adesso bisogna sapere se si è suicidata oppure no, oppure qualcuno le ha fatto del male. Io spero che qualche risposta ci venga data”.
Resinovich è scomparsa il 14 dicembre 2021 da Trieste: il suo corpo è stato ritrovato tre settimane più tardi nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico triestino avvolto in dei sacchi. Tuttavia, dal primo momento, la procura si è orientata sull’ipotesi di suicidio, ipotesi cui i famigliari non credono, tanto da aver presentato opposizioni all'archiviazione in cui vengono messi in evidenza “errori tecnici e di metodo”.
L’opposizione di Sergio Resinovich
Sergio Resinovich, fratello di Liliana, è una delle tre persone ad aver presentato opposizione all’archiviazione. Lo ha fatto con un documento di 137 pagine stilato con l’aiuto dell’avvocato Nicodemo Gentile. L’opposizione punta alla mancanza di un biglietto d’addio per le persone amate o una motivazione per il suicidio nella donna. Sulla scena del crimine mancano del tutto inoltre impronte digitali, c’è solo un’impronta di un guanto, accessorio non indossato dalla scomparsa. Ma non finisce qui, come ha rincarato Gentile: “Riteniamo ci sia un quadro di lesioni, certificato da professionisti importanti che ci dicono che bisogna approfondire”. Il legale ha parlato a “Chi l’ha visto?” anche di alcuni account di posta elettronica appartenuti a Liliana Resinovich ma mai esaminati dagli inquirenti.
L’opposizione di Veronica Resinovich
Anche la figlia di Sergio, Veronica Resinovich, affezionata nipote della scomparsa, ha presentato un’opposizione di 37 pagine assistita dalla legale Federica Obizzi. “Non penso che lei si sia rannicchiata - ha detto la giovane a ‘Chi l’ha visto?’ riferendosi alla zia - si sia messa su un sacchetto e poi un altro aspettando di morire. Mi pare un po’ inverosimile, anche perché esiste lo spirito di sopravvivenza. In più non penso proprio che lei lo avesse fatto, soprattutto senza lasciarci un messaggio”. Nella sua opposizione si sottolineano l’ordine assoluto della scena del crimine e anche qui le lesività sul volto di Lilly Resinovich, lesività che cozzano profondamente con l’ipotesi di suicidio. “Chiediamo anche un approfondimento sui rapporti tra tutte le persone che sono venute in mezzo a questa vicenda”, ha dichiarato Obizzi.
L’opposizione di Sebastiano Visintin
Infine l’opposizione presentata da Visintin, assistito da Paolo Bevilacqua, consta di 8 pagine, in cui, tra le altre cose, si chiede della mancata ispezione sugli abiti esterni della donna. Ma soprattutto il documento si concentra sulla data della morte, che non è stata mai chiarita alla fine delle indagini.
Secondo l’autopsia, Lilly Resinovich sarebbe morta a ridosso della data del ritrovamento, ma indossava gli stessi abiti del giorno della scomparsa e nel suo stomaco erano presenti i resti dell’ultima colazione, come da testimonianza del marito relativa alla mattina di quel 14 dicembre.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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