Oltre 200 indagati, 400 società, 520 milioni. La maxi frode sull'iva per "pulire" i soldi delle mafie

Ai vertici dell'organizzazione criminale viene contestata anche l'aggravante di aver agevolato, investendone i profitti illeciti, consorterie criminali camorristiche e mafiose

Oltre 200 indagati, 400 società, 520 milioni. La maxi frode sull'iva per "pulire" i soldi delle mafie
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Maxi operazione di polizia in trenta province italiane per stanare un'organizzazione criminale, che avrebbe legami solidi con mafia e camorra, dedita, secondo gli inquirenti, all'evasione Iva per centinaia di milioni di euro nel commercio di prodotti informatici e al riciclaggio dei relativi profitti. Sono in tutto 200 le persone fisiche indagate e oltre 400 le società coinvolte, come fanno sapere i magistrati degli uffici di Palermo e Milano della Procura Europea. Il blitz della guardia di finanza ha portato a 47 misure cautelari personali e sequestri di beni, valori e denaro per 520 milioni di euro. Il volume d'affari del presunto illecito è vertiginoso: le false fatture, riguardanti il quadriennio 2020-2023, ammonterebbero a 1,3 miliardi di euro.

Le persone coinvolte

I giudici hanno emesso 34 custodie in carcere, 9 agli arresti domiciliari e 4 misure interdittive nei confronti di altrettanti indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata all'evasione dell'Iva. Ai vertici del gruppo - come ricostruito dalle indagini della guardia di finanza di Varese, Milano e Palermo - viene contestata anche l'aggravante di aver agevolato, investendone i profitti nel settore delle frodi all'Iva, consorterie criminali camorristiche e mafiose e di essersi avvalsi del metodo mafioso, soprattutto in chiave di composizione di conflitti nati all'interno del sodalizio multilivello tra esponenti delle diverse organizzazioni criminali.

La vicenda

L'indagine ha riguardato una strutturata frode carosello all'Iva intracomunitaria nel settore del commercio dei prodotti elettronici/informatici che ha investito diversi Paesi Ue (Olanda, Lussemburgo, Spagna, Repubblica Ceca, Slovacchia, Bulgaria e Romania), coinvolgendo anche 20 società estere, e ha riguardato alcuni esponenti della criminalità organizzata siciliana e campana i quali, intravedendo gli ingenti profitti del business delle frodi carosello, ne sono entrati a far parte fornendo provviste finanziarie, così riciclando i proventi di altre attività criminali. Le frodi carosello vengono realizzate sfruttando il regime di non imponibilità ai fini Iva previsto per le operazioni commerciali intracomunitarie, interponendo in un'operazione tra imprese di Paesi diversi un soggetto economico fittizio, la cosiddetta "cartiera" (o società fantasma o missing trader), che acquista la merce dal fornitore comunitario senza l'applicazione dell'Iva per poi rivenderla ad un'impresa nazionale (anch'essa coinvolta nella frode) con l'applicazione dell'Iva ordinaria italiana.

La truffa dei prestanome

È in questa fase si realizza la condotta fraudolenta, in quanto la società "cartiera", invece di vendere la merce maggiorata del proprio utile e versare l'Iva incassata dalla sua cessione, la vende sottocosto senza versare all'Erario l'imposta indicata sulla relativa fattura emessa. La missing trader, infatti, sprovvista di strutture operative e di dipendenti, di norma gestita da prestanome, senza adempiere ad alcun obbligo fiscale, oltre quello di emettere fatture soggettivamente false, dopo una breve vita (massimo due anni) viene fatta cessare e sostituita da altra impresa dalle analoghe caratteristiche.

Il vantaggio dei prezzi concorrenziali

Lo schema fraudolento consente di immettere sul mercato nazionale beni a prezzi molto concorrenziali e prevede, di norma, ulteriori passaggi in cui la merce viene venduta, sempre sottocosto, a favore di altre imprese italiane (il cosiddetto filtro o buffer), inserite nel circuito con l'esclusiva finalità di rendere più difficile l'identificazione dello schema e dei suoi beneficiari finali, rappresentati dalle società broker, ovvero le imprese effettivamente operative che, acquistando il prodotto dalla buffer con applicazione dell'Iva, vantano nei confronti dell'Erario il credito Iva corrispondente.

Il danno miliardario per l'Erario

L'effetto finale è quello di rivendere la merce sul mercato interno, approfittando del prezzo d'acquisto artificiosamente concorrenziale, oppure rivenderla all'estero spesso alle stesse aziende comunitarie (conduit) che hanno originato la catena commerciale vendendo originariamente alla missing trader, per far sì che il carosello ricominci. Il danno per l'Unione Europea è costituito dall'Iva indicata nelle fatture emesse dalle missing traders o "cartiere", che hanno acquistato la merce senza applicare l'imposta e che la collocano sul mercato nazionale applicandola invece al compratore, senza però versarla all'Erario, ma ripartendola tra i complici della frode.

Imponenti i numeri delle imprese coinvolte nella frode scoperta: 269 missing traders, 55 buffer, 28 società broker e 52 conduit estere, per un volume complessivo di fatture soggettivamene false, come già detto, pari a 1,3 miliardi di euro nel solo quadriennio 2020-2023.

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