Avrebbero "punzecchiato" più volte sui social network Michele Bettarelli, ex-vicesindaco di Città di Castello (Perugia) e attualmente consigliere regionale del Pd in Umbria."Fossi onesto, non staresti nel Partito Democratico", uno dei commenti pubblicati sulla pagina Facebook istituzionale del politico. E per tutta risposta quest'ultimo ha denunciato l'accaduto alle autorità: per questa ragione due persone sono finite davanti al giudice del tribunale di Perugia con l’accusa di diffamazione a mezzo social network. Una vicenda che, stando a quanto riportato dai media locali, risale ai giorni scorsi, con i due imputati chiamati a rispondere dell'accaduto.
In particolare vengono contestati loro una serie di commenti che il diretto interessato ha giudicato offensivi. Considerazioni che i due soggetti avrebbero pubblicato sulla "bacheca" della pagina Facebook del consigliere, a margine di alcuni post in cui il diretto interessato esponeva la propria attività svolta fra i banchi del consiglio della Regione Umbria. Posizioni che gli utenti in questione non condividevano e lo avrebbero fatto presente, commentando a più riprese i vari post pubblicati dal politico. Talvolta superando il limite e arrivando a veri e proprio insulti, almeno in base a quanto sospettato dagli investigatori. "Ma vai a lavorare" avrebbero commentato in un'altra occasione, manifestando il proprio dissenso. Per l’accusa i due avrebbero pubblicato sulla pagina social “accessibile a un numero indeterminato di utenti”, frasi che “offendevano la reputazione e l’onore” del politico. Dopo la segnalazione sul caso è intervenuta la polizia postale e al termine delle indagini, la procura ha chiesto il rinvio a giudizio. Bettarelli si è costituito parte civile.
Cosa rischiano gli imputati? La casistica sul tema legata alle piattaforme online è in continua evoluzione, ma qualora il giudice accertasse la diffamazione aggravata (secondo l'articolo 595 del Codice Penale) rischierebbero da sei mesi a tre anni di reclusione e una sanzione di 516 euro (visto che la condotta violenza può dar luogo ad un’azione risarcitoria in ambito civile). L'offesa su Facebook viene solitamente assimilata alla diffamazione aggravata nel caso in cui l'offeso abbia almeno due amici che avrebbero potuto leggerla.
Anche se la Cassazione ha affermato che, per la condanna, non è sufficiente individuare il profilo da cui è stato pubblicato il post offensivo, ma è necessario accertare l’indirizzo IP di provenienza (per verificare il titolare della linea telefonica associata). Chissà che il caso di Bettarelli non faccia giurisprudenza, qualora i commenti venissero davvero giudicati offensivi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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