Casa di Montecarlo, chiesti 8 anni per Fini. Tulliani: "Gli nascosi tutto"

A Roma arrivano le richieste dei pm: è di 9 anni quella per la compagna dell'ex leader di An, la quale in aula "scagiona" a sorpresa lo storico esponente politico

Casa di Montecarlo, chiesti 8 anni per Fini. Tulliani: "Gli nascosi tutto"
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Dopo quasi quattordici anni da quella rovente estate politica che aveva inflitto un duro colpo alla carriera politica di Gianfranco Fini, coinvolto nello scandalo della casa di Montecarlo, l'ex presidente della Camera dei Deputati, imputato per riciclaggio, torna nell'aula del Tribunale di Roma. Oggi, intanto, sono arrivate le richieste di condanna: otto anni all'ex segretario di An, nove alla compagna Elidabetta Tulliani, dieci anni per il fratello Giancarlo Tulliani e cinque anni per il padre Sergio Tulliani. La vicenda giudiziaria - nata da uno scoop de Il Giornale nell'agosto 2010 - ruota attorno alla residenza monegasca lasciata in eredità dalla contessa Annamaria Colleoni ad Alleanza Nazionale, di cui Fini era leader. La villa venne poi venduta nel 2008 per 300mila euro al cognato dello storico esponente del centrodestra, Giancarlo Tulliani, grazie ai soldi - stando all'accusa - dell'imprenditore Francesco Corallo, accusato di associazione a delinquere finalizzata al peculato, riciclaggio ed evasione fiscale. L'inchiesta di riciclaggio ha toccato lo stesso Fini, che però ha sempre sostenuto di essere stato ingannato dalla compagna e dai suoi familiari. "Era scontato che la pubblica accusa chiedesse la condanna, continuo ad avere fiducia nella giustizia e ciò in ragione della mia completa estraneità rispetto a quanto addebitatomi", è stata la reazione a caldo di Fini dopo la requisitoria.

La confessione della Tulliani

Sempre nella giornata odierna è stata proprio la donna a volere rendere dichiarazioni spontanee, difendendo l'ex e sostenendo che Fini fosse all'oscuro di tutto. Senza tuttavia assumersi in toto le responsabilità: "Dopo un lungo travaglio interiore – ha dichiarato la Tulliani -, sento l'obbligo morale di offrire un contributo alla verità", è il colpo di scena che arriva proprio nel finale del processo. La compagna di Fini ritiene che finora il processo avrebbe già turbato la sua famiglia e le sue figlie ancora adolescenti "alla luce dell'eco mediatica", ma il suo silenzio "continuerebbe a danneggiare le persone a me care". Ecco quindi la confessione davanti al collegio giudicante: "Ho nascosto a Gianfranco Fini, padre delle mie figlie, le intenzioni di mio fratello di acquistare la casa di Montecarlo". Tulliani era certa che i soldi per l'acquisto fossero di suo fratello e non ha mai detto all'ex presidente di Montecitorio "del denaro ricevuto da mio padre, di cui ignoravo la provenienza". Il comportamento di Giancarlo Tulliani rimane "la più grande delusione della mia vita. Mai avrei immaginato che mi avrebbe coinvolto in vicende che ho appreso dalle indagini e che mi hanno travolta", afferma. "Spero di avere dato con questa mia dichiarazione un elemento per arrivare alla verità".

La versione di Fini

La sua versione non combacerebbe con quella fornita dallo stesso Fini nel marzo 2023, che aveva accusato la Tulliani di essere parte dell'inganno anche perché era socia del fratello nella ditta che doveva rilevare la casa lasciata ad An: "Quella dell'appartamento di Montecarlo è stata la vicenda più dolorosa per me", aveva affermato in precedenza Fini, dicendo di essere stato ingannato da Giancarlo Tulliani e dalla sorella di quest'ultimo. "Loro insistettero perché mettessi in vendita l'immobile. Giancarlo mi disse che una società era interessata ad acquistarlo – aveva proseguito – ma non sapevo che della società facevano parte lui e la sorella: la sua slealtà e la volontà di ingannare e raggirare credo si sia dimostrata in tutta una serie di occasioni". Tra le persone finite a processo anche l'ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Laboccetta. Fini ha sostenuto di essere stato coinvolto in questo processo in seguito a decine di dichiarazioni ritenute da lui "false" fatte dall'ex deputato forzista "per un astio politico nei miei confronti, che era ben noto".

Questo perché il 2010 era "l'anno del mio scontro con Silvio Berlusconi, il clima era diventato incandescente e agli occhi di molti ero un bersaglio da colpire", ha aggiunto l'ex leader di Futuro e Libertà per l'Italia. Ricordiamo che un mese fa era finita prescritta l'accusa di associazione a delinquere, essendo stata esclusa l'aggravante della transnazionalità.

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