Condannato per violenza sessuale: ragazzo cinese vittima di un errore di traduzione

Il giovane è rimasto dietro le sbarre per 16 mesi prima che la verità venisse fuori. Un errore di traduzione è bastato a farlo finire in carcere

Condannato per violenza sessuale: ragazzo cinese vittima di un errore di traduzione
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Un errore di traduzione è bastato a farlo finire dietro le sbarre, dove è rimasto per ben 16 mesi. Protagonista di questa vicenda è un ragazzo cinese di 26 anni, arrestato con l'accusa di violenza sessuale e poi recluso in carcere e ai domiciliari. Tutto per un problema di comunicazione.

La vicenda

Secondo quanto riferito da Il Messaggero, che ha seguito il caso, il dramma del 26enne è cominciato il 24 maggio dello scorso anno, quando i carabinieri sono intervenuti in un appartamento del centro di Roma a seguito di una segnalazione. Arrivati sul posto, i militari si erano trovati a dover dirimere una situazione a dir poco confusa. Una ragazza, che aveva sul corpo dei lividi, si era chiusa in bagno insieme a un'amica. Stando alla prima versione fornita, la giovane stava cercando di scappare dal compagno, che avrebbe voluto costringerla a subire un rapporto sessuale, arrivando anche ad afferrarla per il collo.

Solo dopo è emerso che si trattava di un malinteso. La ragazza aveva infatti spiegato all'amica che il giorno precedente aveva discusso con il fidanzato, arrivando anche a minacciare di lasciarlo, e per tale ragione aveva rifiutato di avere un rapporto sessuale con lui, che aveva invece cercato una riappacificazione. "Prima non volevo perché stavamo litigando, ma poi ho accettato di fare l'amore con lui", sarebbe stato il racconto della giovane.

Purtroppo la barriera linguistica aveva impedito ai carabinieri di comprendere pienamente la situazione. L'amica della presunta vittima, traducendo dal cinese all'inglese, aveva usato la parola "stupro". Da qui, l'arresto per violenza sessuale, il processo per direttissima e la condanna al carcere e ai domiciliari.

L'errore di traduzione

Tante le cose a non tornare. Il 26enne viene descritto come un violento e un padrone nella prima denuncia. Poi, a distanza di due mesi, la ragazza fornisce una seconda dichiarazione, tradotta da un interprete cinese, in cui chiede di ritirare la querela. In una terza circostanza, aiutata da un persona di fiducia, la giovane cinese chiede ancora una volta di ritirare la denuncia. La macchina giudiziaria, però, si è ormai messa in moto.

Fondamentale l'intervento di un perito, riuscito a smentire la traduzione ufficiale. Grazie all'esperto, che ha riascoltato gli audio delle precedenti udienze, è emerso che cosa sia davvero accaduto fra i due giovani. La coppia aveva litigato, ma non vi era stato alcuno stupro. "Si tratterebbe di comportamenti codificati nella cultura cinese: la donna non deve cedere subito alle avances, altrimenti verrebbe giudicata 'troppo facile'", ha spiegato l'avvocato che rappresenta il 26enne, come riportato da Il Messaggero.

Di conseguenza è arrivata la richiesta di assoluzione per assenza di prove.

Richiesta accolta ieri (lunedì 16 settembre) dal giudice. Al termine del procedimento, la coppia si è riunita, ringraziando anche il collegio. A causa dell'errore di traduzione, però, il ragazzo ha scontato 16 mesi di reclusione.

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