Sentenza Cappato ribaltata: la terza sezione della Corte d’assise d’appello di Catania ha condannato a tre anni e quattro mesi di reclusione di Emilio Coveri, presidente dell’associazione Exit-Italia, per istigazione al suicidio. L’uomo è finito alla sbarra per il ricorso all’eutanasia nel 2019 in Svizzera della quarantasettenne Alessandra Giordano, colpita da depressione e sindrome di Eagle. La sentenza riforma quella di assoluzione emessa il 10 novembre del 2021, con la formula "perché il fatto non sussiste".
Una sentenza contestata dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dal sostituto Andrea Brugaletto, e il ricorso ha portato alla condanna di Coveri. Il pubblico ministero Andrea Ursino ha presentato in aula la richiesta di condanna integralmente accolta e i giudici hanno disposto anche la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e il risarcimento danni per le parti civili costituitesi in giudizio, cinque familiari di Alessandra Giordano.
Come anticipato, la vicenda risale al 2019. La Giordano non era malata terminale – come denunciato del resto anche dai suoi familiari – ma si era iscritta all’associazione Exit. Secondo la Procura, Coveri "ha fornito un contributo causale idoneo a rafforzare un proposito suicidario prima incerto e titubante su una persona affetta da patologie non irreversibili benché dolorose, anche perché non ben curate, sfruttando l'influenzabilità della donna per inculcare le sue discutibili idee di suicidio assistito come soluzione alle sofferenze fisiche e morali della vita".
"La scelta individuale, assunta in piena autonomia deve essere rispettata", ma bisogna valutare se"noi riteniamo che sia lecito proporre alle persone che non versano in condizioni di patologia irreversibile, magari soltanto depresse, il suicidio come unico rimedio ai propri mali" ha aggiunto l’accusa. Perentoria la versione di Coveri: la sua associazione ha semplicemente fornito alla Giordano le informazioni che le servivano per prendere una decisione. Il presidente di Exit – Italia ora punta a diventare un simbolo per la battaglia per l’eutanasia:“Chiederò di andare in carcere, voglio dare un segnale”, le sue parole riportate dalla Stampa.
La condanna a 3 anni e 4 mesi è stata fortemente contestata dai Radicali italiani. “È indegna. Dimostra come in Italia serva una legge sull'aiuto al suicidio e sull'eutanasia”, le parole in una nota di Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini e Igor Boni: “Siamo nel paradosso più assoluto: un giudice in Italia parla di istigazione al suicidio per una persona che ha legalmente ottenuto il suicidio assistito in Svizzera.
La nostra solidarietà e il nostro sostegno a Coveri e ad Exit sono pieni. Fuorilegge è un Paese, il nostro, che non discute, non legifera e mette la testa sotto sabbia in barba alla consapevolezza della stragrande maggioranza dei cittadini”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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