Il corpo di Saman Abbas è stato ritrovato un anno fa grazie alle dichiarazioni rilasciate dallo zio Danish Hasnain, che ha condotto la polizia penitenziaria nel luogo di "sepoltura", ovvero di occultamento del cadavere, un casolare abbandonato a poche centinaia di metri dalla casa in cui la giovane viveva a Novellara. Ma ora emergono particolari inediti.
È stata infatti depositata agli atti una registrazione che cambia tutto: se prima l’opinione pubblica pensava che Danish avesse parlato solo dopo la cattura in Pakistan del fratello Shabbar Abbas, del quale avrebbe avuto paura, in base a quest’audio pare che Danish volesse in realtà parlare da alcuni mesi dietro garanzie di qualche tipo.
La registrazione risale al 25 ottobre 2022: ci sono le voci di Danish, di un altro detenuto pakistano nel carcere di Reggio Emilia che funge da interprete, di un agente penitenziario, Giovanni Navazio, attualmente indagato per tortura ai danni di un detenuto, ma quest’indagine non ha nulla a che fare con il caso di Saman.
In base all’audio, Danish avrebbe negoziato per le sue rivelazioni, spiegando dove si trovava il corpo in cambio di protezione per la moglie, che avrebbe dovuto giungere quindi in Italia. Il condizionale è d’obbligo, perché questa registrazione dovrà essere vagliata: lo stesso procuratore Gaetano Paci ne sarebbe stato all’oscuro all’oscuro.
Ma non finisce qui: stando alla registrazione, sembrerebbe che Danish abbia espresso già da almeno 6-7 mesi prima del ritrovamento del corpo la sua volontà di parlare. L’interprete spiega che Danish avrebbe parlato solo nel momento in cui la moglie fosse venuta in Italia: parrebbe che l’imputato lo abbia espresso all’ex avvocato, Noris Bucchi (dal momento del ritrovamento è difeso da Liborio Cataliotti), senza tuttavia esiti. Sempre nell’audio, l’agente penitenziario sembra avvisare Danish di non conferire con il proprio legale. Danish avrebbe chiesto inoltre di portare un fiore sulla tomba della nipote.
Saman Abbas scomparve la notte successiva al 30 aprile 2021. Da subito gli inquirenti ipotizzarono un delitto d’onore, poiché la 18enne pakistana si era opposta al matrimonio forzato con un cugino più vecchio e in patria.
Con l’accusa di sequestro di persona, omicidio e occultamento di cadavere sono a giudizio il padre Shabbar, la madre Nazia Shaheen (ancora latitante), lo zio Danish, i cugini Ikram Ikaz e Nomanoulaq Nomanoulaq. Il processo è partito a febbraio 2023 e si dovrebbe concludere nelle prossime settimane, colpi di scena - e quindi differenti tempistiche per l’esame di eventuali nuove prove - permettendo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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