“Saman si è fatta bionda e la mamma l'ha chiamata prostituta”: il retroscena choc

Il fratello di Saman Abbas ha raccontato diversi retroscena famigliari che riguardano i due genitori: la sorella avrebbe difeso la madre dalle botte del padre

“Saman si è fatta bionda e la mamma l'ha chiamata prostituta”: il retroscena choc
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C’è un’imputata nel processo per il sequestro, l’omicidio e l’occultamento del cadavere di Saman Abbas, che continua a far discutere più di tutti. Si tratta dell’imperscrutabile madre, Nazia Shaheen, la sola latitante tra tutti i famigliari rinviati a giudizio. Di lei infatti si conoscono solo le informazioni di seconda o terza mano. Tuttavia la testimonianza del fratello di Saman ha rivelato un retroscena inatteso.

Saman si metteva in mezzo per difendere mamma, io non avevo il coraggio di andare contro papà. Lei era forte, l'ho fatto anche io tante volte, ma non volevo prendere le botte da mio padre. Ne ha prese più Saman”, ha detto il fratello di Saman, oggi maggiorenne e testimone al processo. La18enne uccisa a Novellara la notte tra il 30 aprile e l’1 maggio 2021 - è quello che emerge da questa testimonianza - avrebbe cercato più volte di frapporsi tra la violenza del padre e la madre, madre che oggi è appunto imputata.

Il giovane, che oggi ha l’età della sorella quando fu uccisa, ha spiegato che a Saman erano preclusi molti diritti, come poter studiare a scuola o avere una socialità con delle coetanee, cose che invece al fratello erano permesse. Saman sembra averle provate tutte per sfuggire alle regole famigliari, rivolgendosi alla fine anche alla legge italiana. Ma prima ci fu una fuga in Belgio. E fu in quell’occasione che i famigliari avrebbero iniziato a ricorrere a presunti appelli emotivi: “Quando Saman fuggì in Belgio, papà diceva a mamma di piangere per finta per convincere Saman a tornare. Le faceva mettere la saliva sugli occhi. Se lei non voleva parlarci, facevano provare me. Io e mia sorella eravamo legatissimi, volevo anche io che tornasse, temevo le succedesse qualcosa in un altro Paese”.

A giudizio ci sono, oltre a Nazia, il padre di Saman Shabbar Abbas, lo zio Danish Hasnain, i cugini Ikram Ijaz e Noumanoulaq Noumanoulaq. Si cerca di capire anche e soprattutto il ruolo dei genitori. Il fratello ha raccontato in aula a Reggio Emilia: “Quando Saman è andata in comunità i miei erano preoccupati per il loro onore, perché in Pakistan avrebbero pensato male di noi.

Mio papà ha cambiato più di 10 account su Instagram per contattarla e convincerla a tornare a casa. Un giorno Saman ha fatto una videochiamata e mia mamma, vedendo che si era fatta i capelli biondi, ha detto a bassa voce ‘prostituta’”.

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