"Lei diceva di no". Ecco perché Portanova fu condannato per la violenza

Sono state rese note le motivazioni della sentenza di condanna per violenza sessuale di gruppo e lesioni dolose emessa lo scorso dicembre nei confronti di Portanova. Il Gup: "Ci fu dissenso evidente". Il calciatore: "Dirò la mia versione"

"Lei diceva di no". Ecco perché Portanova fu condannato per la violenza

È "pienamente credibile" il racconto della giovane di 22 anni che denunciò di essere stata violentata da Manolo Portanova, dallo zio di lui, Alessio Langella, dal suo amico Alessandro Cappiello e dal fratello del calciatore, William, all'epoca minorenne, durante una festa nel centro storico di Siena, nella nottetra il 30 e il 31 maggio 2021. Lo scrive il Gup del Tribunale di Siena, Ilaria Cornetti, nelle motivazioni della sentenza con cui il 7 dicembre scorso ha condannato, al termine del processo celebrato con rito abbreviato, a 6 anni di reclusione per violenza sessuale di gruppo e lesioni dolose il centrocampista rossoblù e lo zio. "La vittima disse di no più volte - scrive il giudice - in modo ripetuto e inequivocabile". Ma il 22enne si difende attraverso ai social: "Questa storia non la conosco".

Le motivazioni della condanna

Nelle circa 71 pagine della sentenza di condanna, il Gup mette in fila la successione degli eventi di quella notte ponendo l'attenzione sul "dissenso evidente e manifesto" della vittima. Il giudice spiega che la ragazza avrebbe espresso la volontà "di voler avere un rapporto sessuale solo con Manolo e di non volerne uno di gruppo" precisando poi, che anche così si è "raggiunta la prova della responsabilità penale degli imputati". Per contro, gli imputati hanno sempre sostenuto che la ragazza fosse consenziente a un incontro promiscuo. Nella fattispecie, ricostruisce ancora il Gup, il calciatore sarebbe stato a conoscenza dell'infatuazione che la giovane aveva per lui e, quindi, le aveva "fatto credere" che sarebbero stati da soli mentre entrarono nella stanza "prima uno e poi gli altri due".

"Nessuna attenuante"

Nonostante i tentavi della vittima di fermarli - ad un certo punto, avrebbe chiesto dell'acqua - la violenza sessuale si sarebbe perpetrata. Tanto che, spiega il gup, la ragazza avrebbe rinunciato a reagire e "passivamente, come un automa, ha fatto quello che le è stato chiesto di fare ed ha subito quanto i quattro ragazzi hanno posto in essere". Pertanto "gli elementi concordi depongono per la rilevante gravità del fatto ed ostano al riconoscimento delle attenuanti generiche non potendo esse giustificarsi esclusivamente sulla base di età, incensuratezza e manifestata comprensione della persona offesa". Portanova è stato condannato anche per il reato di lesioni dolose. I rapporti "sono stati ripetuti, - conclude il gup - la ragazza è stata colpita, ha riportato lesioni organiche e psichiche".

La difesa di Portanova

"Sento e leggo una storia che non conosco, che non si avvicina lontanamente alla realtà e mi chiedo ogni giorno perché è successo a me", ha scritto Manolo Portanova in una storia pubblicata sul suo profilo Instagram. Poi ha aggiunto: "Presto ci sarà modo di dire la mia versione con prove e non con ipotesi. Credevo che rimanere in silenzio e dare fiducia alla giustizia fosse la cosa giusta ma adesso purtroppo mi sono reso conto che il silenzio ha presentato un conto troppo salato che non sono più disposto a pagare".

A fine mese comincerà il processo ad Alessandro Cappiello, che ha scelto il rito ordinario. Wiliam, il fratello del calciatore, all'epoca dei fatti minorenne, sarà processato invece davanti al Tribunale dei Minori di Firenze.

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