Alessandro Impagnatiello ha ucciso la compagna, Giulia Tramontano, e ha ucciso anche il loro bambino, Thiago, che lei portava in grembo. Per giorni ha nascosto il cadavere della ragazza, martoriato di coltellate, e nei mesi precedenti l'omicidio ha effettuato sul web ricerche sulle tecniche di avvelenamento. E oggi, dal carcere in cui dovrà scontare la pena dell'ergastolo, ha avuto il coraggio di scrivere una lettera, consegnata a Giuseppe Cruciani, che l'ha letta in diretta, in cui sostiene che "ogni istante della mia esistenza è dedicato a lei". Giulia non se ne sarebbe fatta niente della sua esistenza, tanto meno ne ha bisogno ora che lui le ha tolto la vita. Lui avrebbe solamente dovuto lasciarla andare, permetterle di vivere la sua vita insieme a Thiago. Sarebbe stata felice, Giulia, senza averlo accanto. Sarebbe stata felice con Thiago e con la sua famiglia.
"Anche ora le prime parole sono esclusivamente per te Giuliet, per la meravigliosa ragazza che eri, che sei e sarai. Perché dentro me non cesserai mai di splendere. Per quanto inutili ed imbarazzanti siano, ti porgo nuovamente le mie scuse, a te, alla tua meravigliosa famiglia ed a tutte le persone toccate da questo inspiegabile e folle male", scrive ancora Impagnatiello. Parole vuote di ogni significato alla luce di quello che lui le ha fatto, che non fanno altro che risvegliare un dolore mai sopito nei parenti della ragazza. Sono due cose, Impagnatiello, ha scritto giuste in questa lettera: che le sue scuse sono inutili e imbarazzanti. Non hanno alcun senso a un anno e mezzo dall'omicidio, non hanno senso ora che c'è la condanna. O forse sì, ma solo per un suo tornaconto: per sperare che i giudici ne prendano atto, le considerino un ravvedimento, e gli abbassino la pena.
Nessuno ridarà mai indietro alla famiglia Giulia e Thiago, ma almeno, quello che sperano, è che la giustizia sia giusta nei confronti di un uomo che con tanta ferocia ha infierito sul cadavere della donna che oggi definisce "meravigliosa", tentando di bruciarne il cadavere nella vasca da bagno per eliminarlo. Un uomo che dopo tutto questo male ha il coraggio di scrivere in una lettera diretta alla sua vittima: "Mi manchi". È una lettera insensata questa in cui Impagnatiello scrive: "So che ci sarebbero tante altre cose da dire, ma io e te ce le diciamo tutte le sere, tu già sai. Ora però, vorrei porre l’attenzione su un qualcosa che passa inosservato: la tv e le sue vittime collaterali. In questo ultimo anno e mezzo è stata trasformata una situazione drammatica in un crudo teatro per la sola soddisfazione del pubblico da casa. Posso già immaginare quali saranno i titoli: 'Impagnatiello il narcisista - Impagnatiello punta i riflettori su di sé - Impagnatiello fa la vittima'. Il PM ha detto bene: '…di questo processo se n’è parlato troppo".
Certo ferisce l'ego essere menzionati solo per il male che si è saputo fare una ragazza e sarebbe più facile per lui se si smettesse di parlarne. Ma si contraddice un'ennesima volta consegnando una lettera da leggere a Cruciani, che conduce uno dei programmi radiofonici maggiormente seguiti, dimostrando un narcisismo che non conosce confini. "Siete riusciti a parlare più di me che di Giulia, facendo cadere le date delle udienze in ricorrenze appetibili per il pubblico: l’interrogatorio esattamente un anno dopo il reato, le arringhe esattamente un anno dopo la perdita di Giulia Cecchettin, e l’ultimo atto il 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne. Fin dal principio la mia famiglia si è trovata a dover scappare di casa perché pedinata giorno e notte dai giornalisti; e avete mai pensato a mio figlio di nove anni che porta sulle sue fragili spalle il cognome di quel mostro dei vostri titoli? E chi invece ha deciso di suicidarsi perché soffocato dalla tv? Queste sono le vostre vittime", prosegue, cercando di deresponsabilizzarsi. Ma non è così: lui ha pensato alla sua famiglia e a suo figlio quando ha ucciso Giulia? Ci ha pensato quando per mesi ha fatto le ricerche sul web su come si avvelena una persona? Ci ha pensato quando ha cercato di nasconderne il cadavere? Ecco, l'unico responsabile di tutto questo è lui, non sono i media che hanno raccontato le sue orribili azioni.
Troppo facile così, troppo facile credere che il dolore della sua famiglia sia causato dai giornalisti che hanno fatto emergere la sua vera natura. Un affronto insopportabile per una personalità come la sua, che deve necessariamente cercare qualcuno sul quale riversare le sue colpe, chiedendo che si rifletta. Prima o poi si spegneranno i riflettori su di lui, si spegneranno le luci su uno degli omicidi più cruenti degli ultimi anni. Forse in pochi si ricorderanno della sua esistenza, almeno per un po'. Il mondo andrà avanti ma il suo nome sarà sempre legato all'omicidio di Giulia.
E questo sia che ne parlino i media sia che non lo facciano. I genitori di Giulia, poco dopo la pubblicazione, hanno replicato tramite una otira Instagram, nella quale c'è un grosso topo: "Sei un miserabile. No, non la pantegana. Tu"- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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