Avevano chiesto addirittura un decreto d'urgenza, per bloccare la procedura che dovrebbe dedicare a Silvio Berlusconi l'aeroporto di Milano Malpensa: ma i sindaci di Milano e di tre Comuni lombardi (tutti amministrati dalla sinistra) che avevano presentato ricorso al Tar della Lombardia vanno incontro oggi a una prima sconfitta. Nessuno dei pericoli evocati dai primi cittadini di Milano, Samarate, Somma Lombardo e Cardano al Campo (tutti nell'area intorno a Malpensa) è tale da richiedere un intervento di emergenza dei giudici. La causa verrà esaminata con procedura e nei tempi ordinari. E solo allora si vedrà se la decisione di intitolare il grande, anonimo scalo all'ex presidente del Consiglio presenta - come sostengono i tre sindaci - profili di illiceità.
La decisione è stata depositata questa mattina dal presidente della Prima sezione del Tar, Antonio Vinciguerra. A venire impugnati erano stati tutti i provvedimenti che preparavano la strada all'intitolazione, raccogliendo la volontà espressa dalla Regione Lombardia nell'ottobre dell'anno scorso: la prima delibera del consiglio di amministrazione dell'Enac, l'ente pubblico dell'aviazione civile, datata 5 luglio 2024, la nota successiva di pochi giorni con cui il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, guidato da Matteo Salvini, condivideva la decisione, e tutte le note successive di Enac. Sia l'ente che il ministero si erano costituiti in giudizio a difesa della correttezza della scelta presa, mentre a rappresentare i tre sindaci nel giudizio si è presentato Fabio Arriigoni, esponente in vista del Partito Democratico.
Un ricorso contro la creazione dell'"Aeroporto Milano Berlusconi" è stato deciso anche dalla giunta di Milano, che contesta tra l'altro l'utilizzo improprio del brand "Milano" nel progetto. I tre piccoli Comuni della zona lamentano di non essere stati interpellati nonostante la vicinanza allo scalo, "il provvedimento è lesivo delle prerogative dei Comuni competenti territorialmente", aveva detto il sindaco di Somma Lombardo Loenzo Aspesi, "È il metodo che hanno questi enti superiori ad essere inaccettabile. Sono gli stessi che decidono di rotte, di traffico, di aria, di treni: sono tutti argomenti che devono passare dal coinvolgimento del territorio". Ma dalle dichiarazioni del capogruppo del Pd Massimo Poliseno si capiva bene che non era solo un problema di metodo, a non andare giù era il nome di Berlusconi: "Non è possibile che un dirigente pubblico possa decidere in una settimana senza interpellare nessuno. È mancata ragionevolezza e cautela, a maggiore ragione che Silvio Berlusconi non è un uomo che rappresenta tutti, ma solo una parte".
Ma ora la decisione del Tar permette per adesso che l'iter vada avanti.
"Ritenuto che non si ravvisa nella domanda cautelare in esame il necessario periculum in mora, stante la mancanza della gravità e dell’irreparabilità del pregiudizio paventato", il tribunale amministrativo rifiuta la domanda di provvedimento d'urgenza, anche se non ha condannato (come spesso avviene) i quattro Comuni al pagamento delle spese. "Grande soddisfazione” viene resa nota da parte del vicepremier Salvini. “È una lezione per la sinistra che non vince alle elezioni e riduce tutto a materia di scontro giudiziario” notano fonti del Mit.
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