"Mi mise le mani al collo". La testimonianza choc dell'ex fidanzata di Alberto Scagni

La testimonianza dell'ex fidanzata di Alberto Scagni al processo per l'omicidio di Alice: "Geloso, morboso e dominante. Ho pensato volesse strangolarmi". La nonna del killer: "I genitori dovevano salvare la figlia"

"Mi mise le mani al collo". La testimonianza choc dell'ex fidanzata di Alberto Scagni
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"Ho conosciuto due Alberto. Prima era una persona dolcissima. Poi è diventato geloso, morboso e dominante. Una volta mi ha anche messo le mani al collo". Lo ha raccontato in aula, al processo per l'omicidio di Alice Scagni, l'ex fidanzata di Alberto, fratello e killer della vittima. Anche la nonna del 42enne, Ludovica Albera, interpellata dai giudici della Corte d'assise di Genova, ha definito il nipote "un delinquente, disgraziato" criticando la figlia, madre dei due fratelli, per non aver salvato Alice.

La testimonianza dell'ex fidanzata di Alberto Scagni

La relazione tra Alberto Scagni e la ex fidanzata si è interrotta nel 2015. "Da allora è cominciato il tormento con infinite telefonate. - le parole della donna -A volte utilizzava anche il telefono di Alice tanto che lei mi bloccò dicendomi che così Alberto mi avrebbe lasciato in pace". Poi la rivelazione: "Una volta mi ha messo le mani al collo, ho pensato volesse strangolarmi".

La nonna del killer: "Un deliquente"

"Una mamma non chiama la polizia. Dopo le telefonate di minacce dovevano prendere la macchina e andare lì per salvare Alice", ha detto Ludovica Albera, 92 anni, nonna dei fratelli Scagni. "Alberto da piccolo era un bambino timido, ma crescendo era cambiato - ha detto l'anziana con la voce rotta dal pianto - non pensavo sarebbe diventato un delinquente, disgraziato". Poi la 92enne ha ripercorso le settimane in balia del nipote violento che le chiedeva soldi. "Aveva iniziato a chiedermi soldi, voleva 50mila euro. - ha dichiarato Albera -Ho cominciato ad avere paura, ho cambiato molte volte la serratura di casa, perché lui cercava di entrare. ​Una volta mi ha afferrato per il collo. Ogni volta che entrava in casa scappavo dalla vicina". Infine, ha raccontato di quando Alberto diede fuoco alla porta della sua abitazione e il genero, per metterla al sicuro dal nipote, la portò in Piemonte. "Quando stavamo andando ho chiesto a mio genero di passare da Alice, gliel'ho chiesto cento volte ma non ha voluto farlo. - ha continuato l'anziana - Forse l'avrei salvata, ma io da Alice da sola non riuscivo ad andare". Quindi ha concluso: "I genitori dovevano andare da loro, perché sono stati ad aspettare la polizia? Una madre deve aspettare la polizia? Lo sapevano cosa poteva accadere, cosa ci voleva ad andare da Alice?".

Le altre testimonianze e le prossime udienze

Nella giornata di venerdì 16 giugno, sono stati sentiti anche il medico legale che ha eseguito l'autopsia, diversi agenti della polizia giudiziaria e i vicini di casa di Alice che quella sera accorsero in strada per soccorrere la 34enne. Il prossimo venerdì, infine, verranno sentiti il marito di Alice, Gianluca Calzona, e i genitori dei due ragazzi Antonella Zarri e Graziano Scagni.

Il processo

Alice Scagni, 34 anni, fu accoltellata in strada a Quinto (Genova) dal fratello Alberto la sera del 1°maggio 2022. Nel corso del procedimento il giovane, imputato con l'accusa di omicidio aggravato da crudeltà e premeditazione, è stato sottoposto a perizia psichiatria sia da parte del perito incaricato dal giudice che dai consulenti di accusa e difesa. Gli accertamenti hanno prodotto esiti differenti: per i giudici Alberto ha un vizio parziale di mente ma è in grado di partecipare al processo, mentre per i pm è perfettamente in grado di intendere e volere. L'esperto incaricato dai genitori ha stabilito, invece, che il 42enne sia incapace di intendere e volere. Per volontà dei coniugi Scagni è stato aperto anche un secondo filone d'inchiesta che vede indagati per omissione d'atti d'ufficio, omessa denuncia e morte come conseguenza di altro reato due poliziotti e un medico dell'Asl. Antonella Zarri e Graziano Scagni, stamattina non erano in aula.

Ieri hanno rinunciato alla costituzione di parte civile in polemica con il giudice che la settimana scorsa aveva tagliato la loro lista testi, escludendo i testimoni che avrebbero potuto raccontare delle presunte omissioni e sottovalutazioni degli allarmi.

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