“Mio figlio è pericoloso, vada in comunità”. Ma il giudice lo rispedisce a casa

Un 28enne con disagio psichico viene scarcerato dal gip di Milano perché ritenuto “incapace di intendere e di volere”. Ma in attesa che la comunità lo ospiti, il ragazzo ritorna a vivere con i genitori che aveva maltrattato. E ieri ha preso una sega e ha minacciato la vicina

“Mio figlio è pericoloso, vada in comunità”. Ma il giudice lo rispedisce a casa

Scarcerato e rispedito a casa, dagli stessi genitori che aveva maltrattato. Basterebbe questo a rendere paradossale la vicenda con protagonista un ventottenne con disagio psichico (accentuato dalla tossicodipendenza) che uscito dal carcere ma in attesa di essere ospitato in una comunità, è ritornato a vivere con la famiglia.

Gettandola nello sconforto oltre che nella paura che possa, da un momento all’altro, compiere qualche gesto inconsulto. Gesto in effetti che compie, venerdì pomeriggio, anche se per fortuna senza conseguenze. “Il tuo giardino è sporco, devo pulirlo”, urla alla vicina di casa brandendo una sega di legno. Lei terrorizzata avvisa le forze dell’ordine, che però non possono fare niente visto appunto il suo disagio certificato. Il ragazzo è stato scarcerato tre giorni fa dalla gip Natalia Imarisio che ha disposto per lui la “misura di sicurezza della libertà vigilata in comunità terapeutica” appunto per via della sua “incapacità di intendere e di volere”.

Quel che succede dopo, però, è paradossale. E cioè: in attesa di una risposta della struttura, il ragazzo uscito di cella rientra a casa dai genitori. È lo stesso padre ad aspettarlo all'uscita dal carcere, e a riportarlo a casa. Dove sa che dovrà convivere con la paura che quel figlio con grossi problemi possa fare ancora del male: a se stesso, alla madre, e anche a lui. Così tramite i suoi legali, gli avvocati Chiara Morona e Giuseppe de Lalla, il padre presenta un'istanza urgente al pm Maria Cardellicchio chiedendo che per il ragazzo una nuova misura cautelare. “Mio figlio è pericoloso - è il grido di allarme - deve andare in comunità”. Ma la risposta, che questa volta arriva dalla gip Chiara Valori, è negativa. La procura infatti non ha alcuna intenzione di chiedere alcuna misura cautelare in quanto il giovane è “soggetto non imputabile”. Solo le forze dell'ordine vengono allertate nel frattempo, affinché intervengano in caso di “acuzie”. In pratica, si prevede solo un'azione a posteriori, se non a danno già avvenuto. Sempre i legali della famiglia presentano un'altra istanza urgente, questa volta alla procuratrice generale Francesca Nanni, in cui chiedono di avocare le indagini.

Anche qui, la risposta è negativa: “Pur comprendendo la pericolosità della situazione prospettata, non si può che confermare la mancanza di competenza”. I legali chiederanno ora un altro incontro alla procura, che per il momento resta silente. Quel padre, intanto, ha ancora paura.

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