False dichiarazioni rese al pubblico ministero, in merito al "caso David Rossi". Questa, in base a quanto riportato dall'Ansa, l'ipotesi di accusa mossa dalla procura di Genova nelle scorse ore a Pasquale Aglieco, comandante dei carabinieri di Siena all'epoca dei fatti. Com'è noto, il cinquantunenne capo della comunicazione del Monte dei Paschi venne trovato morto nel centro storico della città toscana il 6 marzo del 2013, sotto la finestra del suo ufficio. Una scomparsa avvenuta a poco tempo di distanza dall'avvio delle indagini condotte dalla guardia di finanza circa l'acquisizione di Banca Antonveneta da parte dell'istituto di credito senese. Aglieco, ormai in pensione, era stato ascoltato dai magistrati genovesi nei giorni scorsi dopo l'interrogatorio avvenuto a Genova dei tre magistrati toscani (Nicola Marini, Aldo Natalini, e Antonino Nastasi) che svolsero la prima indagine sulla morte di Rossi.
Toccati il suo computer e cellulare
Il colonnello si era presentato davanti alla Commissione parlamentare d'inchiesta per dare la sua versione dei fatti circa quel che successe nei minuti immediatamente successivi alla scoperta del cadavere. L'ex dirigente bancario era da poco precipitato dal suo ufficio e secondo Aglieco ci fu un sopralluogo nella stanza prima dell'arrivo della polizia scientifica. Sempre in base quanto riferito dall'ufficiale dei carabinieri, sarebbe stato toccato il computer personale di Rossi, mentre altri avrebbero risposto al cellulare del defunto, rovesciato sulla scrivania il contenuto del cestino (dove si trovavano anche fazzoletti intrisi di sangue) e chiuso la finestra. Azioni, queste ultime, che sarebbero state portate a compimento senza l'utilizzo dei guanti e senza altre precauzioni necessarie per evitare di mescolare le proprie impronte con le altre e soprattutto per non alterare lo stato dei luoghi, ovvero la posizione degli oggetti presenti nella stanza per un eventuale esame scientifico. E che a quanto pare Aglieco attribuiva sostanzialmente ai tre giudici sopracitati, indagati per falso aggravato.
Non sarebbe poi stata la polizia che firmò il verbale ad entrare in quella camera di Rocca Salimbeni, bensì i carabinieri. Ma alla luce di tutto ciò, per i giudici genovesi le parole pronunciate da Aglieco davanti alla Commissione entrerebbero in contraddizione non solo rispetto a quanto dichiarato da Marini, Natalini e Nastasi, ma anche rispetto ad alcuni documenti prodotti: se da un lato alcune dichiarazioni coinciderebbero con quelle di qualche testimone, altre sarebbero state smentite.
È trascorso ormai quasi un decennio dalla morte di Rossi: in questi anni, gli investigatori hanno ipotizzato sia la pista che porta al suidicio che quella che conduce invece ad un omicidio. I punti da chiarire però sembrano ancora tanti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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