Se c'erano dei dubbi sui collegamenti diretti delle tifoserie ultà di San Siro con il mondo del crimine organizzato, a fugarli arriva oggi la nuova inchiesta della magistratura che va a colpire uno dei personaggi più noti della Curva Sud rossonera. Si scopre che Luca Lucci, capo indiscusso della sud, già in carcere per l'inchiesta sulle faide interne al "Meazza" , è una figura chiave della banda di narcotrafficanti che negli anni scorsi ha importato sulla piazza milanese lo sbalorditivo carico di 2,173 tonnellate di droga tra eroina, cocaina e hashish.
La Guardia di finanza fa scattare questa mattina una retata che porta a quindici arresti, a Lucci il nuovo mandato di cattura viene notificato nel carcere di Opera dove è già rinchiuso nel reparto di alta sicurezza. Lucci - finito sui giornali anche per i suoi rapporti con le guardie del corpo del rapper Fedez - era già stato accusato in passato per episodi di droga, ed erano emersi numerosi suoi contatti con il mondo della criminalità. Ma nulla a che vedere con quanto emerge oggi, una "associazione trasversale operante tra Lombardia e Calabria" in grado di approvvigionare il mercato della droga pesante nel capoluogo lombardo e nel suo hinterland. L'inchiesta, coordinata dalla Procura antimafia di Milano, conferma come il "patto" tra le due curve di San Siro si estendesse anche alle attività criminali: insieme a Lucci l'ordine di cattura colpisce anche uno dei veterani dello stadio milanese, il calabrese Nazzareno Calajò, indicato come il personaggio alla testa dell'organizzazione. Anche Calajò è già in carcere per altre accuse, anche se da tempo ha chiesto di venire liberato per motivi di salute.
Secondo quanto reso noto dalla Gdf, Calaiò sarebbe il nuovo boss della Barona, quartiere periferico di Milano a ridosso delle enclave 'ndranghetiste di Corsico e Buccinasco, e sulla piazza milanese avrebbe raccolto l'eredità del vecchio boss della Comasina Pepè Flachi, morto lo scorso anno. Flachi era malato da tempo, e la sua assenza dalla scena aveva creato una situazione "fluida" in cui i diversi clan italiani e stranieri si muovevano in autonomia, senza seguire gerarchie stabilite, e in questa realtà si era fatto largo Calajò. Che insieme al narcotraffico aveva messo gli occhi proprio sul controllo di San Siro. Nelle sue intercettazioni vengono raccolti sfoghi assai pesanti contro uno dei leader della curva interista: "Vado a San Siro e gli taglio la testa davanti a tutti, lo sequestriamo, lo anestetizziamo, lo portiamo all'orto". Calajò non faceva nomi, ma il riferimento sembra rivolto a Vittorio Boiocchi, capo della Nord, effettivamente ammazzato poco dopo da sicari rimasti sconosciuti.
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