Gaza, sfollati tra le macerie. "Qui sotto 10mila cadaveri"

Uno scenario apocalittico per il controesodo nel Nord della Striscia. "Ricostruzione non prima del 2040". Le tre liberate stanno meglio

Gaza, sfollati tra le macerie. "Qui sotto 10mila cadaveri"
00:00 00:00

Uno scenario apocalittico. Cumuli di macerie, distruzione a perdita d'occhio, nulla rimasto in piedi. Questo quello che rimane di buona parte della Striscia di Gaza dopo 750 giorni di conflitto e bombe. Uno senario di morte e devastazione che ora centinaia di persone si trovano davanti tornando a quel che resta delle loro case. Secondo un'analisi del centro satellitare delle Nazioni Unite, più di due terzi di tutti gli edifici di Gaza hanno subito danni e il controesodo dei profughi che tornano a Nord il giorno dopo il cessate il fuoco, è una marcia nel nulla.

Nelle due città più grandi della Striscia, Gaza City e Khan Younis, il 74% e il 55% degli edifici sono stati distrutti e Gaza City ha chiesto aiuti per ripristinare i servizi di base: manca tutto, dall'accesso all'acqua potabile alle strade, con l'Oms che lancia l'allarme anche per la situazione degli ospedali. E un rapporto delle Nazioni Unite gela le speranze di normalità in tempi rapidi. Bisognerà infatti aspettare almeno il 2040 prima di vedere ricostruita la Striscia di Gaza, mentre una valutazione dei danni delle Nazioni Unite ha stimato il costo a circa 1,2 miliardi di dollari. Nel contempo l'agenzia di protezione civile a Gaza, gestita da Hamas, fa sapere che oltre 10mila cadaveri sarebbero ancora sotto le macerie degli edifici distrutti in un bilancio totale di vittime stimate che arriva pericolosamente a sfiorare il numero di 50mila. La speranza è rappresentata dagli aiuti umanitari che sono tornati a circolare nella Striscia dopo il via della tregua, oltre 630 in totale i camion nel primo giorno di cessate il fuoco. «Dopo 15 mesi di guerra incessante, le esigenze umanitarie sono sconvolgenti», ha detto il capo degli aiuti umanitari dell'Onu, Tom Fletcher, mentre il Qatar ha iniziato ingenti rifornimenti di carburante.

Sono definite «stabili» invece le condizioni di Emily Damari, Romi Gonen e Doron Steinbrecher, le tre giovani liberate dopo il sequestro da parte di Hamas anche se serviranno giorni per completare gli esami di rito. «Amore, amore, amore. Mi esplodere il cuore di eccitazione. Sono tornata alla mia amata vita», ha scritto sui social Emily Damari pubblicando anche l'emoji che rappresenta la sua nuova mano con due dita amputate dopo l'attacco terroristico del 7 ottobre. E mentre si attende per domenica la liberazione di tre o forse 4 altri ostaggi (sabato i nomi) e il contestuale rilascio di detenuti palestinesi, il gruppo estremista palestinese è tornato a parlare dicendo che «Gaza, con il suo grande popolo e la sua resilienza, risorgerà per ricostruire ciò che l'occupazione ha distrutto», congratulandosi con il popolo palestinese, lo stesso esposto ai bombardamenti mentre i miliziani si nascondevano nei tunnel e lo stato generale all'estero.

Ma la tregua resta complicata. Ieri il capo di stato maggiore dell'esercito israeliano Herzi Halevi ha detto che l'Idf deve prepararsi per «operazioni significative» in Cisgiordania «per prevenire e catturare i terroristi», mentre il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich è tornato a minacciare la stabilità del governo Netanyahu.

«Dobbiamo conquistare l'intera Striscia e stabilire lì un governo militare. Voglio un capo di stato maggiore che lo capisca», ha detto. Oltre la distruzione e la speranza quindi, restano ancora ansia, paura e il rischio più che concreto che non sia affatto finita qui.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica