Il pubblico ministero aveva terminato la requisitoria davanti alla Corte d'Assise di Roma chiedendo l’ergastolo per il ceceno Raoul Bissoultanov, già condannato dalla giustizia spagnola a 15 anni per l’omicidio di Niccolò Ciatti. Anche il padre Luigi Ciatti, prima dell'ingresso in aula, si era espresso allo stesso modo. Alla fine, dopo tre ore in camera di consiglio nell'aula-bunker di Rebibbia, i giudici hanno condannato l'extracomuniario a 23 anni di carcere. Resta tuttavia un problema non da poco da risolvere: il colpevole si è dato alla latitanza da oltre sei mesi. Questi gli ultimi sviluppi legati alla storia del giovane toscano assassinato ormai sei anni fa, per il quale accanto al procedimento giudiziario in Italia sta andando avanti anche quello "parallelo" in Spagna. E il primo si è chiuso proprio pochi minuti fa, con la conferma del riconoscimento la colpevolezza dell'imputato.
Ancora aperto il processo in Spagna
Rimane aperto il processo spagnolo, in teoria: lo scorso dicembre, il Tribunal superior de justicia de Cataluña di Barcellona aveva confermato la sentenza di primo grado e il processo a quelle latitudini non si è ancora concluso, visto che presto dovrà esprimersi anche la Cassazione (a causa dell'ennesimo ricorso presentato dall'avvocato difensore dell'imputato). Com'è noto lo straniero era stato arrestato nell’immediatezza del pestaggio, avvenuto nella notte dell’11 agosto 2017 sulla pista del st. Trop di Lloret de Mar, in Spagna. Niccolò morì poche ore dopo in ospedale a soli 22 anni, devastato dal calcio alla testa sferrato con tecnica "professionale" dall'esperto di lotta.
L'omicida è latitante dalla scorsa estate
Per mesi, la famiglia Ciatti ha temuto che, senza altre misure cautelari, l'omicida potesse far perdere le proprie tracce anche in virtù delle leggi spagnole che fissano in un massimo di quattro anni il limite della carcerazione preventiva. E così è stato. Da qui il paradosso: il ceceno dovrebbe già essere in carcere, eppure dalla sentenza di primo grado del tribunale di Girona che la scorsa estate lo aveva, come detto, condannato a quindici anni, non ha trascorso nemmeno un giorno in cella.
La delusione della famiglia Ciatti
Il padre del giovane fiorentino non ha mai nascosto la delusione per l'evolversi degli eventi. E non ha mai risparmiato critiche nemmeno alle autorità iberiche (ribadite peraltro nelle ore precedenti all'ultimo atto del processo "italiano") rivelatesi a suo avviso eccessivamente lassiste in alcuni frangenti della storia. La giustizia si è insomma espressa, perlomeno in Italia. Bissoultanov, però, risulta ancora latitante. “Non è l’ergastolo, ma sicuramente è una pena più significativa di quella data in Spagna. Credo che la Corte abbia riconosciuto della attenuanti che sinceramente comprendo poco - il commento di Luigi Ciatti, riportato dal quotidiano La Nazione - valuteremo se presentare un ulteriore ricorso anche qui in Italia come stiamo facendo in Spagna.
Tanto la nostra non e mai soddisfazione né contentezza. Il vero condannato, innocente, è stato in primo luogo mio figlio e di conseguenza noi che sopravviviamo a lui con quella amarezza che può avere solo un genitore che perde un figlio- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.