"Perchè non fischi?". E il giocatore spacca la faccia all'arbitro

Un ex-calciatore dilettante di Livorno (Toscano) è stato condannato dal Tribunale di Pisa a risarcire con 15mila euro l'ex-arbitro al quale nel 2013 spaccò la faccia con una testata, dopo che il direttore di gara gli mostrò il cartellino rosso

"Perchè non fischi?". E il giocatore spacca la faccia all'arbitro

Spaccò letteralmente la faccia al direttore di gara, rifilandogli una violenta testata che ne impose il ricovero. E dopo un processo durato nove anni, è stato condannato dal tribunale di Pisa a risarcirlo con 15mila euro. Protagonista della vicenda è un ormai ex-calciatore dilettante originario di Livorno, oggi trentenne, che il 3 marzo 2013 aggredì l'arbitro (un coetaneo di Siena) dopo che quest'ultimo lo aveva espulso durante la partita Cascine di Buti - Livorno Nord, svoltasi nel pisano e valida per il campionato di Prima Categoria toscana. Lo riporta il quotidiano Il Tirreno, riportando la sentenza del giudice che nelle scorse ore ha accolto la richiesta dell’ex-arbitro in un processo civile celebrato con la contumacia della controparte.

In buona sostanza, la giacchetta nera di Siena si trovava ad arbitrare una partita particolarmente sentita, a livello interprovinciale. E dopo aver espulso l'attaccante livornese, quest'ultimo lo aggredì violentemente, non prima di averlo insultato. «Dopo la decisione di accordare una rimessa laterale, si era rivolto all’arbitro dicendo “ti sei rinc..., perché c... non fischi?” - si legge negli atti - e mentre usciva dal campo si girava verso l’arbitro e lo colpiva con una violenta testata nel naso, facendolo arretrare e causando dolore e sanguinamento». Gara sospesa e trasferimento in ambulanza al pronto soccorso della vicina Pontedera per l’allora ventunenne. Il referto medico? Doppia frattura scomposta delle ossa nasali con prognosi di 15 giorni. Seguirono diversi interventi chirurgici al naso per sistemare i danni provocati dalla testata, ma il magistrato ha considerato anche i danni psicologici: a seguito dell'aggressione infatti, la vittima avrebbe rinunciato alla carriera da arbitro nel terrore che un episodio del genere potesse verificarsi di nuovo, continuando per qualche tempo a fare il guardalinee.

Denunciato per lesioni personali aggravate, a carico del trentenne labronico era stato emesso anche un decreto penale da parte della procura e nel marzo 2018 venne condannato ad oltre 6mila euro di multa, ma non fece opposizione. E adesso è arrivata la sentenza civile. «Le conseguenze pregiudizievoli sulla vita e la “personalità sportiva” dell’arbitro sono state allegate e confermate dai testi: non solo l’ovvio ritardo nella preparazione atletica e negli allenamenti per i mesi successivi al trauma - ha chiosato il giudice Corinna Beconi - ma anche l’insorgere di difficoltà soggettivamente percepite a dirigere gare, fino alla richiesta del passaggio ad assistente arbitrale.

Queste conseguenze, peculiari al caso concreto, in sostanza l’interruzione di una promettente carriera arbitrale, devono trovare un autonomo risarcimento rispetto a quello riconosciuto per il danno biologico». Un caso definitivamente chiuso, dopo quasi un decennio.

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