Condannato per furto di elettricità. Ma è morto da 5anni e il tribunale non se n'è accorto

A Perugia, un cinquantunenne è stato condannato a due anni e un mese di reclusione. Solo a seguito della sentenza però, è stato appurato come l'imputato fosse deceduto

Condannato per furto di elettricità. Ma è morto da 5anni e il tribunale non se n'è accorto
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Dopo essere finito a processo, è stato alla fine condannato a due anni ed un mese di reclusione, oltre che al pagamento di una sanzione da 1100 euro. Una sentenza che è arrivata tuttavia nei giorni scorsi, ad un quinquennio dal rinvio a giudizio e soprattutto a quasi cinque anni dalla morte dell'imputato stesso. Questa la vicenda dai tratti surreali che arriva da Perugia e che ha come protagonista un uomo di 51 anni. Quest'ultimo, stando a quanto riportato dal sito web PerugiaToday, era stato accusato di furto di energia elettrica tramite manomissione dei contatori e dei sigilli ed è stato rinviato a giudizio nel 2019. La condanna è arrivata pochi giorni fa, ma secondo quanto emerso in un secondo tempo l'uomo era a quel punto già deceduto da oltre un quadriennio.

L’imputato era accusato in particolare di quattro episodi di furto di energia elettrica e nel 2019 era stato raggiunto dall’avviso di chiusura delle indagini e citazione diretta a giudizio. La notifica era avvenuta all’ultimo suo domicilio conosciuto, anche se il diretto interessato probabilmente non risiedeva più in quell'immobile. Così, una volta tornata indietro la cartolina verde delle comunicazioni giudiziarie, la notifica degli atti era stata fatta al difensore d'ufficio. Quest'ultimo aveva a quanto sembra svolto l’attività di ricerca dell’imputato e poi di difesa in aula senza aver mai potuto parlare con il cliente, non riuscendo a mettersi in contatto con lui. Dal 17 dicembre del 2020, le udienze si erano poi avvicendate, con l’imputato che risultava sempre contumace e con gli avvocati d'ufficio o di turno che svolgevano la difesa in tribunale.

E il motivo alla base dell'"assenza" dell'imputato sarebbe emerso solamente a seguito del verdetto del giudice, quando l'ultimo avvocato difensore si è attivato per la liquidazione della parcella per il gratuito patrocinio. Non riuscendo neanche lui a mettersi in contatto con il suo cliente, ha tentato di rintracciarne i parenti più prossimi che avrebbero dovuto sostituirsi a lui nei pagamenti delle spese processuali in relazione all’udienza di discussione.

E nel corso di una telefonata con un funzionario del Comune di Perugia, l'avvocato avrebbero trovato le risposte che gli mancavano circa i mancati riscontri da parte del cliente: il cinquantunenne non aveva mai ritirato gli atti del processo perché era morto nello stesso anno in cui lo avevano rinviato a giudizio, esattamente il 4 dicembre del 2019. Tra il 2019 e il 2024 insomma, nessuno avrebbe effettuato un controllo per appurare le ragioni alla base delle assenze dell'imputato. Nè per accertarsi che quest'ultimo fosse ancora in vita.

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