Con il terzo e ultimo grado di giudizio, la Cassazione ha confermato la condanna per l'ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, a un anno e otto mesi di reclusione con l'accusa di rifiuto di atti d'ufficio e falso. Ci sarà invece un appello bis per sei persone, tutti dirigenti della Regione Abruzzo quando sono avvenuti i fatti di Rigopiano che avevano ricevuto l'assoluzione nei due precedenti gradi di giudizio: nel dettaglio si tratta di Carlo Giovani, Carlo Visca, Pierluigi Caputi, Emidio Primavera, Sabatino Belmaggio e Vincenzo Antenucci che avverrà davanti ai giudici del tribunale di Perugia. Appello bis anche per l'ex sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta.
I parenti delle vittime hanno atteso con ansia la sentenza: all'esterno del Palazzaccio hanno mostrato magliette e uno striscione con i volti delle vittime con una scritta quanto mai eloquente: "Mai più". In secondo grado, i giudici della Corte d'assise d'Appello dell'Aquila comminarono otto condanne e 22 assoluzioni confermando le pene, a tre anni e quattro mesi, ai dirigenti della Provincia Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, sei mesi al tecnico Giuseppe Gatto e all’ex gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso, un anno e quattro mesi all'ex capo di gabinetto della Prefettura, Leonardo Bianco e due anni e otto mesi all' tecnico del comune di Farindola, Enrico Colangeli.
Le parole dei familiari
"Oggi qualcosa ci è stato dato, rispetto a quello che ci era stato tolto in primo e secondo grado. Siamo soddisfatti per la sentenza, ora vedremo a Perugia cosa succederà": lo hanno dichiarato alcuni dei familiari delle vittime della strage di Rigopiano dopo la sentenza dei giudici della Cassazione. "Per noi parti civili è un risultato grandioso, per una volta la Cassazione - ha affermato all'Adnkronos l'avvocato Massimiliano Gabrielli, uno dei legali di parte civile - ha garantito uno scampolo di giustizia in più ai familiari delle vittime: il nuovo processo nei confronti dei dirigenti della Regione e la contestazione del reato di disastro ci garantisce la salvezza dalla prescrizione di tutti gli altri reati, come l'omicidio colposo, ed un vero responsabile civile per i risarcimenti del danno a favore delle vittime".
Le motivazioni per l'appello bis
"In accoglimento parziale del ricorso del Procuratore generale presso la Corte di appello dell'Aquila, la Corte di Cassazione ha riformato la decisione dei Giudici di merito disponendo l'annullamento della sentenza di appello che, come già quella di primo grado, aveva escluso la responsabilità dei dirigenti del Servizio di Protezione civile della Regione Abruzzo per i reati di disastro colposo e omicidio e lesioni plurime colpose", spiega la Cassazione con una nota. "Con riguardo al sindaco di Farindola e al tecnico del Comune dell'epoca dei fatti, nonché ai due funzionari della Provincia di Pescara condannati dalla Corte di appello per omicidio e lesioni colpose plurimi, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata e ha disposto un nuovo giudizio di appello per rivalutare le loro posizioni".
La tragedia di Rigopiano
I fatti risalgono a sette anni fa quando il 18 gennaio 2017 un'enorme slavina si è abbattuta sull'Hotel Rigopiano-Gran Sasso Resort nella località abruzzese di Farindola, piccolo Comune in provincia di Pescara. Gran parte delle persone all'interno della struttura sono morte a causa di freddo, asfissia e traumi: alla fine i decessi sono stati 29 sui 38 occupanti la struttura. La forza della slavina è stata tale da spostare l'hotel di alcuni metri con i soccorritori che hanno recuperato i corpi rimasti intrappolati tra la sala da biliardo e l'area in cui si trovava il camino.
Le sentenze precedenti
Dopo anni di attesa la prima sentenza si è avuta soltanto il 18 gennaio 2023, praticamente sei anni esatti dopo i fatti, ma per i familiari delle vittime non erano arrivate le notizie sperate con sole cinque condanne e 25 assoluzioni nonostante la richiesta iniziale da parte di procuratore e pm fosse di 26 condanne per oltre 151 anni di prigione. Per la tragedia sono stati accusati alcuni esponenti delle istituzioni tra cui l'ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, che in un primo momento è stato assolto ma poi condannato a un anno e otto mesi, oltre a un tecnico del Comune, Enrico Colangeli, che diede l'ok per poter ristrutturare l'hotel e Leonardo Bianco, dirigente della Prefettura di Pescara che in primo grado avevano ricevuto l'assoluzione.
Rispetto al primo grado, dunque, è avvenuta una parziale riforma mentre hanno visto confermata la condanna iniziale il
sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, il gestore dell'hotel Bruno di Tommaso (ma l'imputato è morto, il reato dunque è estinto) e due funzionari della provincia che rispondono ai nomi di Mauro Di Blasio e Paolo D'Incecco.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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