Riti voodoo e immigrazione clandestina: così la madame reclutava le schiave del sesso

Grazie alla minaccia di riti voodoo, una nigeriana riusciva a portare in Italia, tramite i barconi, donne da introdurre con l'inganno nel mercato della prostituzione

Riti voodoo e immigrazione clandestina: così la madame reclutava le schiave del sesso

La polizia di Stato ha condotto un'indagine volta a fermare un traffico di esseri umani dalla Nigeria. Il destinatario del fermo è una donna nigeriana, dimorante in provincia di Foggia, raggiunta da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip presso il tribunale di Catania. Le accuse a suo carico sono pesantissime, si va dalla tratta di esseri umani alla riduzione in schiavitù, passando per il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, lo sfruttamento della prostituzione e l'autoriciclaggio dei proventi.

Le donne arrivate in Italia con gli scafisti

Tutti i reati contestati alla donna sono aggravati dall'avere agito anche in danno di minori e dall'avere esposto le persone a un grave pericolo per la vita e l'integrità fisica. Infatti, viene imputata alla donna la responsabilità di aver spinto le vittime ad attraversare il continente africano sotto il controllo di criminali, che le sottoponevano a privazioni di ogni genere e a diverse forme di violenza. Ma non solo, perché queste donne venivano poi fatte arrivare in Italia via mare a bordo di imbarcazioni occupate da moltissimi migranti, esponendole a un altissimo rischio di naufragio.

Oltre 30mila euro come "spese di viaggio"

L'indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania e svolta dagli investigatori della squadra mobile di Siracusa, trae origine dalle dichiarazioni di una giovane nigeriana sbarcata ad Augusta nel 2016. Ascoltata dagli inquirenti, la donna ha raccontato di essere arrivata dalla Nigeria in Libia a bordo di un autobus. Giunta nel Paese nordafricano, si è poi imbarcata su una delle solite carrette del mare per raggiungere l'Italia. Un viaggio che alla donna è costato un debito di trentamila euro quale corrispettivo per "le spese di viaggio". Avrebbe appreso in Libia di essere destinata al mercato della prostituzione e per questo motivo, quando è arrivata in Italia, ha deciso di chiedere aiuto.

Pressione sulle vittime grazie al rito "Ju-Ju"

L'attività così avviata ha permesso di identificare la madame nella donna destinataria del provvedimento di custodia cautelare. Sarebbe coinvolta in numerosi episodi di "tratta", alcuni riguardanti vittime da essa commissionate, altri riguardanti vittime "attese" da altre madame, che si sarebbero rivolte a lei per l'organizzazione del viaggio delle loro vittime. Grazie al forte potere di intimidazione derivante dalla sottoposizione al cosiddetto rito "Ju-Ju", l'indagata sarebbe riuscita a convincere le vittime a scappare dai centri di accoglienza, in cui erano state sistemate dopo l'arrivo in Italia.

Pare che la donna avesse correi sia in Nigeria che in Libia, pronti ad aiutarla nella sua opera criminale in cambio di denaro. Grazie alla sua rete, l'indagata sarebbe risultata in grado di "gestire" nell'arco di pochi mesi il viaggio dalla Nigeria di almeno otto ragazze, tre delle quali effettivamente giunte in Italia.

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