Liberi 11 fedelissimi di Messina Denaro, i termini di custodia cautelare sono scaduti

La corte d’appello di Palermo ha ridotto le condanne per il venir meno dell’aggravante di mafia a boss e gregari vicino a Matteo Messina Denaro. Lasciano il carcere anche due boss che erano reclusi al 41 bis

Liberi 11 fedelissimi di Messina Denaro, i termini di custodia cautelare sono scaduti
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Pene ridotte in appello e diverse scarcerazioni per scadenza dei termini di custodia cautelare per alcuni "fedelissimi" di Matteo Messina Denaro che, nelle prossime ore, torneranno liberi come deciso dalla corte d'appello di Palermo, che su indicazione della Cassazione e per il venir meno della circostanza aggravante del reimpiego economico dei proventi dell'attività mafiosa, era chiamata a rivedere le pene per una serie di capomafia e gregari trapanesi. È venuta meno l’aggravante del riciclaggio di denaro e alcuni ipotesi di estorsione. Il processo nasceva dal blitz “Anno Zero” del 2018 condotto da carabinieri del Ros, Dia e squadra mobile

La motivazione


Il processo, che si celebrava in abbreviato, nasce da una indagine della Dda di Palermo che coinvolgeva anche il cognato di Matteo Messina Denaro, Gaspare Como, che ha scelto il rito ordinario. Secondo l'accusa, Como sarebbe stato designato da padrino, per un certo periodo, "reggente" del mandamento di Castelvetrano. Nell'inchiesta, sono emersi, tra l'altro, l'interesse del clan per il settore delle scommesse online, oltre a diverse estorsioni e danneggiamenti. Originariamente tra gli imputati c'era anche Rosario Allegra, marito di Giovanna Messina Denaro, sorella del boss latitante, morto in carcere. Il venir meno dell'aggravante in Cassazione ha imposto una riduzione della pena in appello che ha determinato la scadenza dei termini di custoda cautelare per Accardo, Bongiorno, Dell'Aquila, Greco, Guarino, La Cascia, Tilotta, Triolo, Urso e Valenti.


Gli imputati


Nello specifico Nicola Accardo 10 anni (era al 41 bis), Antonino Triolo 8 anni (entrambi di Partanna, difesi dall’avvocato Gianni Caracci), i castelvetranesi Giuseppe Tilotta 8 anni e Bartolomeo Tilotta 1 anno e 10 mesi (difesi dall’avvocato Domenico Trinceri), Giuseppe Paolo Bongiorno 6 anni, Giuseppe Rizzuto assolto (rispondeva solo di favoreggiamento, avvocato Francesco Moceri), Calogero Guarino 8 anni (avvocato Enrico Tignini), Angelo Greco 6 anni, Vincenzo La Cascia 9 anni e 8 mesi (faceva il campiere nei terreni della famiglia Messina Denaro ed era al 41 bis, difeso dagli avvocati Lilla Lo Sciuto e Giuseppe Pantaleo), Raffaele Urso 11 anni e 2 mesi, Andrea Valenti 7 anni e 6 mesi, Filippo Dell’Aquila 8 anni e 8 mesi (tutti di Campobello di Mazara (difesi dagli avvocati

Giuseppe Pantaleo, Roberto Tricoli, Massimiliano Miceli e Luisa Calamia). Per tutti c’è l’ordine di scarcerazione per scadenza dei termini di fase. E cioè il termine massimo entro il quale andava concluso il giudizio di appello.

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