I soldi destinati all'accoglienza e all'assistenza dei migranti sarebbero stati spesi in borsette, ristoranti di lusso e addirittura in investimenti immobiliari. Ne è convinta la procura di Latina, che - sulla base di queste accuse - ha chiesto il rinvio a giudizio per Liliane Murekatete e Marie Therese Mukamitsindo, rispettivamente moglie e suocera del deputato Aboubakar Soumahoro (estraneo alla vicenda e non indagato). La medesima richiesta è stata estesa anche a due cognati del parlamentare. A decidere se il processo partirà o meno sarà il giudice per l’udienza preliminare del tribunale pontino il prossimo primo marzo.
Secondo l'accusa, la moglie e la suocera di Soumahoro avrebbero speso impropriamente il denaro ricevuto dallo Stato e destinato alle attività d'accoglienza delle loro cooperative pro-migranti. Per gli inquirenti, avrebbero utilizzato quel denaro per acquistare abiti griffati, soggiornare in hotel di lusso e fare investimenti immobiliari in Belgio, Portogallo e Ruanda. In un altro procedimento, le due donne sono a giudizio per evasione fiscale. Tutte accuse che le dirette interessate hanno però sempre respinto con fermezza, negando i fatti contestati.
I presunti illeciti - sostiene però la procura, come riporta Repubblica - sarebbero stati compiuti con una "struttura delinquenziale organizzata a livello familiare" e un "sistema collaudato che è risultato esclusivamente proteso ad eludere gli obblighi pubblicistici (derivanti dalle convenzioni con gli enti), dotato di schermi societari fittizi riconducibili allo stesso management della Karibu, nonché connotato da evidenti caratteri di transnazionalità, tutti unicamente finalizzati a distrarre i fondi pubblici, in buona parte reinvestiti all'estero".
Nell’autunno scorso, a seguito di un’inchiesta della Guardia di finanza in cui erano stati ipotizzati i reati di bancarotta, frode in pubbliche forniture e autoriciclaggio, moglie e suocera del parlamentare ex sindacalista dei braccianti , Liliane Murekatete e Marie Therese Mukamitsindo, sono state messe ai domiciliari.
La misura è scattata dopo le accuse mosse alle due donne per una presunta maxi evasione fiscale sempre con le cooperative, per cui è già stato disposto un processo. Spetterà ora alla giustizia fare piena chiarezza su quelle vicende.
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