Le sostanze, la velocità e il casco: tutte le incongruenze di Bouzidi sul caso Ramy

La versione fornita dal conducente del T-Max a bordo del quale è morto Ramy non coincidono con la perizia tecnica della procura sull'incidente

Le sostanze, la velocità e il casco: tutte le incongruenze di Bouzidi sul caso Ramy
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Il caso della morte di Ramy Elgaml continua a tenere banco. La perizia chiesta dalla procura e consegnata dall'ingegnere incaricato ha escluso colpe in capo ai carabinieri che la notte tra il 24 e il 25 novembre hanno effettuato l'inseguimento sullo scooter T-Max guidato da Fares Bouzidi. Anzi, nella perizia si evidenzia come sia stata proprio la guida spericolata del conducente della moto ad aver causato la morte di Ramy, che sedeva sul sedile posteriore. I legali di Bouzidi, come è prevedibile, hanno contestato la perizia e continuato a ribadire la versione secondo la quale lo scooter sarebbe stato urtato dai carabinieri e questo avrebbe causato il decesso. Tuttavia, nella puntata di Dritto e Rovescio andata in onda giovedì 20 marzo, vengono messe a confronto le versioni fornite da Fares, che contrastano con la perizia.

"Nel corso dell'interrogatorio, Fares nega di aver guidato durante la fuga sotto l'effetto di fumo o alcol", sottolinea la giornalista Sara Scarpati che ha firmato il servizio andato in onda su Rete 4. "Eravamo andati in questo locale, come al solito. C'è il narghilè, c'è chi si vuole ubriacare...", si sente dire dalla viva voce di Fares nell'interrogatorio registrato e di cui sono stati trasmessi alcuni stralci audio. Alla domanda dell'investigatore che gli chiede se avesse fumato prima, lui nega categoricamente: "No, io non fumo, non bevo. Non fumo proprio". Tuttavia, nella perizia in cui sono stati allegati anche i dati medici, si legge che "nonostante in ospedale si sia rifiutato di sottoporsi ai test specifici, emergeva dallo screening tossicologico la presenza nel sangue di 'thc', principio attivo della cannabis, ed 'etanolo', quindi alcol".

In un altro passaggio della perizia analizzata da Dritto e rovescio emerge un'altra incongruenza. Nell'interrogatorio, fatto ascoltare per pezzi nella puntata del programma condotto da Paolo Del Debbio, si sente Fares dichiarare che "i carabinieri erano sempre quasi dietro, però ogni curva che facevamo io acceleravo, quindi erano un po' lontani. Poi loro riprendevano". Gli investigatori, a fronte delle dichiarazioni di Fares, gli chiedono quale fosse secondo lui la velocità tenuta durante l'inseguimento. "Magari 70-80", è la risposta di Fares. Anche questo non trova conferma nella perizia, secondo la quale "lo scooter supera di gran lunga in alcuni tratti i 70 km/h" e in un preciso punto riportato dalle telecamere "la velocità media è di 111 km/h". In via Maino, poi "supera i 118 km/h", in un altro punto "raggiunge i 121 km/h".

Altre incongruenze sono state rilevate nella cosiddetta "manovra finale", che porta poi lo scooter a scivolare rovinosamente. "A un certo punto sento il botto dietro, mi sento squilibrare, dalla moto mi sento alzare e volare", dice Bouzidi agli investigatori, che gli chiedono se prima della spinta da lui menzionata si ricordasse cosa fosse successo, se avesse fatto delle manovre particolari. "Non mi ricordo, con l'ansia andavo e basta", ha risposto lui. Davanti all'insistenza degli inquirenti, Bouzidi prosegue nel dire che non avrebbe fatto alcuna manovra particolare. Tuttavia, nella perizia si sottolinea che poco prima di cadere, "all'altezza della terzultima striscia pedonale, Fares avrebbe compiuto un'improvvisa sterzata a destra, tagliando di fatto la strada all'auto dei carabinieri".

Alla domanda se avesse il casco, l'indagato agli investigatori risponde "certo", anche quando gli viene chiesto se lo ha indossato per tutto il tempo dell'inseguimento e quando gli viene chiesto se lo avesse perso risponde di no, anche se la sua voce è molto poco sicura. Tuttavia, nelle immagini si vede chiaramente che il caso viene perso ed è lui a dire ai medici dell'ambulanza che il suo casco "è volato mentre scappavo dai carabinieri".

Questo è un passaggio chiave per la perizia per l'attribuzione di responsabilità, perché "l'assenza del casco ha permesso a Fares di essere perfettamente consapevole, non avendo impedimenti visivi e uditivi, di quanto vicina fosse la gazzella al momento della sua manovra finale azzardata e improvvisa. Non poteva, quindi, non considerare il pericolo concreto di un contatto posteriore". Così Fares "si è assunto tale rischio per sé e per il trasportato".

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