"Operato conforme alle procedure". La perizia scagiona i carabinieri che hanno inseguito Ramy

Il perito scelto dalla procura ha certificato che quanto fatto dai carabinieri nella notte del 24 novembre 2024 è stato corretto

Incidente Ramy
Incidente Ramy
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Non ci furono errori nell'inseguimento dei carabinieri sullo scooter a bordo del quale viaggiava Ramy Elgaml: a confermare quanto già circolava da qualche tempo è il consulente della Procura, Marco Romaniello, nelle conclusioni della perizia cinematica. "A parere tecnico dello scrivente consulente, l'operato del conducente dell'autovettura Giulietta nell'ambito dell'inseguimento, risulta essere stato conforme a quanto prescritto dalle procedure in uso alle Forze dell'Ordine", si legge nero su bianco nella relazione fondamentale per le indagini. Si spengono così tutte le polemiche montate in questi mesi contro i carabinieri, accusati pubblicamente di omicidio nei confronti del giovane che, cadendo, ha perso la vita. Il suo amico Fares Bouzidi, che non si è fermato all'alt dei carabinieri e per 8 minuti ha percorso a folle velocità le strade di Milano, è indagato insieme al militare che conduceva l'auto per omicidio stradale.

Ma la perizia di Romaniello ora cambia tutto. In un passaggio, il perito sconfessa la teoria dell'urto e scrive testualmente che "l'attenta analisi ed il confronto dei due video delle telecamere comunali tra le Vie Ripamonti, Quaranta e Solaroli dimostra che non è possibile che sia avvenuto alcun contatto preliminare tra i due mezzi nella zona di non copertura delle due telecamere, come erroneamente ipotizzato all'interno del report della Polizia Locale di Milano". Anche sul comportamento dei carabinieri, e soprattutto del conducente, il perito smonta le precedenti ricostruzioni che lo indicacavano come principale responsabile.

Ramy
Schema inserito nella perizia del caso Ramy

"Per quanto attiene al Vice Brigadiere conducente dell'autovettura di servizio Alfa Romeo Giulietta, la disamina di tutti i video e l'attenta analisi cinematica condotta hanno confermato che questi, aderendo al dovere d'ufficio, ha proceduto nell'inseguimento dei due fuggitivi attenendosi alle procedure previste", si legge nella perizia, "quando si è trovato nell'impossibilità di poter attuare un'azione difensiva efficace in relazione alla manovra improvvisa ed imprevedibile attuata dal conducente del motoveicolo, di taglio della propria traiettoria". Il carabiniere alla guida della gazzella ha frenato "il più energicamente possibile per cercare" di fermare l'auto in corsa nel poco "spazio a disposizione". Se "la distanza" fra militari e lo scooter in fuga fosse stata "maggiore" si sarebbe potuto fermare, l'inseguimento della notte del 24 novembre a Milano però non è un "normale incidente stradale" ma "un'operazione di pubblica sicurezza" in cui il militare si è attenuto "alle procedure previste nei casi di inseguimenti di veicoli".

Ramy
Schema inserito nella perizia del caso Ramy

In conclusione, scrive il Romaniello, "per quanto più sopra esposto, si deve concludere che, nei limiti dell'esito imprevedibile e drammatico del seguito della manovra difensiva obbligata (l'investimento del corpo del trasportato, evoluzione non prevedibile all'atto della decisione della manovra), sia la risposta attentiva del conducente dell'autovettura Giulietta, sia la sua reazione, sono state adeguate e controllate". La concausa determinante la morte, "al di là dei fattori umani connessi ai conducenti, è stata, purtroppo, determinata dalla presenza del palo semaforico che ha arrestato la caduta del trasportato, bloccandone la via".

Per quanto concerne il comportamento di Fares Bouzidi, che di recente ha proceduto con una denuncia per lesioni nei confronti dei carabinieri, Romaniello sottolinea nella sua perizia che "questi, opponendosi all'Alt dei Carabinieri, dava avvio a un inseguimento anomalo e tesissimo, ad elevatissima velocità lungo la viabilità urbana cittadina, con una guida spregiudicata ed estremamente pericolosa". Bouzidi, "con il suo comportamento sprezzante del pericolo, ha determinato l'inseguimento e le sue modalità e si è assunto il rischio delle conseguenze, per sé e per il trasportato". Nelle 166 pagine di perizia, Romaniello sottolinea come 8 minuti di guida in quelle condizioni siano stati un tempo lunghissimo ed è probabilmente in ragione di questo, "connesso al decadimento della concentrazione e dell'attenzione, all'affaticamento cognitivo e alla perdita di focalizzazione che, alla fine dell'evento, il conducente del motoveicolo ha attuato una tale sconsiderata azione di cambio traiettoria ed interposizione su quella dell'autovettura, con le note gravissime conseguenze".

Unarma, a seguito della perizia, ha espresso "profonda soddisfazione per le conclusioni della perizia cinematica disposta dalla Procura di Milano". Il sindacato dei Carabinieri sottolinea che "è fondamentale riconoscere il contesto in cui si sono trovati ad operare: un inseguimento notturno, con un mezzo che non si è fermato all'alt intimato, mettendo a rischio la sicurezza pubblica". I Carabinieri, prosegue il comunicato del sindacato, "hanno il dovere di intervenire in tali circostanze per garantire l'ordine e la sicurezza dei cittadini.

Le conclusioni della perizia rafforzano la fiducia nelle nostre forze dell'ordine e nel loro operato quotidiano, spesso svolto in condizioni difficili e rischiose". Ancora una volta, conclude Unarma, "detrattori delle Forze dell'ordine si dovranno ricredere e vergognare del linciaggio mediatico che hanno perpetrato ai danni dei nostri colleghi".

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