
"Basta processi sommari e condanne anticipate per le forze dell’ordine indagate per atti commessi in servizio". Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi al Messaggero torna sulla misura a tutela delle nostre divise - che doveva far parte dei decreti approvati da Palazzo Chigi lo scorso venerdì - e annuncia che la misura allo studio verrà presentata quanto prima.
«Alcune categorie di lavoratori, non solo le forze di polizia, si trovano più frequentemente a fronteggiare una serie di situazioni particolarmente critiche e complicate proprio per le particolarità del proprio lavoro». Il problema è evitare che siano «sempre automaticamente esposti a una serie di adempimenti che poi si rivelano pesanti e sproporzionati sul piano economico e professionale, per tempi molto lunghi prima che si accerti la loro innocenza», come ad esempio il reato di omicidio colposo per chi è costretto all’uso della forza in servizio o il reato di tortura di cui spesso sono accusati ingiustamente gli agenti penitenziari.
«Questo accade anche quando appare sin da subito sufficientemente chiaro che abbiano agito nel pieno esercizio delle loro funzioni», spiega il titolare del Viminale, ma non si tratta di uno scudo penale o di una qualche forma di immunità, «È ingeneroso solo pensarlo ed è un’ipotesi respinta dalle stesse organizzazioni sindacali dei poliziotti», sottolinea il ministro.
Il tema è il sostegno economico alla tutela legale: «In molti casi, sospensioni dello stipendio e spese legali rappresentano una condanna anticipata. Non inciderà minimamente sui processi, ma è giusto che lo Stato anticipi le spese legali di chi svolge un lavoro obiettivamente più difficile e rischioso».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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