Uccise il papà violento, Alex assolto. "Ora cerco il mio posto nel mondo"

Nel 2020 a 18 anni aveva colpito il padre con 34 coltellate per difendere la madre. Prosciolto in primo grado, in appello era stato condannato a 6 anni e 2 mesi

Uccise il papà violento, Alex assolto. "Ora cerco il mio posto nel mondo"
00:00 00:00

Quando il giudice pronuncia il verdetto, Alex Cotoia guarda i suoi avvocati per accertarsi di aver capito bene.

La Corte d’Assise d’Appello di Torino lo ha assolto. «Sono ancora frastornato», dice sul momento.

Era stato processato per aver ucciso il padre a Collegno, in provincia di Torino, al culmine dell’ennesima lite familiare per difendere la madre, nell’aprile del 2020. Aveva solo 18 anni quando quelle 34 coltellate misero fine ad anni di maltrattamenti in famiglia. Circa duecento gli episodi violenti registrati di nascosto dentro casa in meno di 24 mesi. Un modo per lasciare una traccia nel caso gli fosse successo qualcosa. Ma se in primo grado era stato assolto per legittima difesa, se era stato riconosciuto che non era stato un giustiziere ma aveva agito per difendere se stesso, la madre e il fratello da quel padre irascibile, capace di dare in escandescenze per un nonnulla, spinto solo dall’esasperazione e dalla paura di essere ammazzato insieme ai familiari, in appello era arrivata la batosta di una condanna a sei anni e due mesi, cancellata ieri dopo che la Cassazione aveva annullato con rinvio la sentenza impugnata, disponendo un appello bis.

Evidentemente è stata accolta la tesi della difesa: «In questi anni ho sempre sostenuto la sua innocenza, Alex non ha agito per offendere ma solo per difendere», spiega il suo avvocato, Claudio Strata, felice di avere rivisto il 23enne sorridere. «Mi ha dato una gioia indescrivibile. Spero che questa conferma metta la parola fine alla sua vita infernale», dice. Bisognerà vedere, infatti, se la sentenza verrà impugnata. Per ora Alex, che dopo i fatti ha scelto di prendere il cognome della madre, Cotoia, si gode il momento e può cominciare ad immaginarsi un futuro. «Voglio tornare alla normalità, la normale quotidianità, il proseguimento negli studi e trovare il mio posto nel mondo, qui o all’estero.

Non mi ero fatto aspettative», commenta a caldo in aula, quando ancora non aveva parlato con la madre. «Mi abbraccerà - aggiunge - non c’è bisogno di tante parole tra di noi.

Festeggerò con la mia cagnolina Zoe, non vedo l’ora di rivederla». Dopo aver conseguito la laurea triennale, Alex ha un lavoro part time come guardiano notturno di un albergo.

Ora pensa di tornare sui libri: «Devo trovare il percorso di studi giusto».

L’avvocato generale di Corte d’appello, Giancarlo Avenati Bassi, aveva chiesto la conferma della condanna insistendo sulla tesi dell’omicidio volontario commesso dall’imputato con la collaborazione del fratello Loris (mai indagato, ndr) che teneva fermo il padre mentre Alex usava sei coltelli.

Il tutto con il presunto concorsi «morale» della madre. Per Avenati Bassi con 34 coltellate non è possibile parlare di legittima difesa ma di odio. I giudici non la pensano così, le motivazioni della sentenza ci diranno come. Ma già la Cassazione, chiedendo un nuovo processo, aveva evidenziato una serie di lacune della condanna e sottolineato che la Corte d’assise d’Appello non aveva spiegato cosa ha scatenato un tale comportamento in Alex, elencando una serie di mancanze: della prova genetica di un alterco tra soggetti entrambi armati, degli accertamenti per ricostruire i movimenti nell’appartamento dell’omicidio, dei vestiti del fratello Loris, mai acquisiti. Lacune che impediscono di ricostruire cosa è accaduto in quella casa, ma che non possono ricadere a carico dell’imputato.

Anziché pronunciare la parola «assoluzione», i giudici hanno dichiarato di confermare la prima sentenza, quella pronunciata il 24 novembre 2021, che aveva completamente scagionato il giovane dall’accusa di omicidio volontario.

Un dettaglio importante per l’avvocato Enrico Grosso: «Significa che non è stata accolta un’ipotesi subordinata di legittima difesa putativa, di errore, è stata confermata l’ipotesi fatta propria dalla sentenza di primo grado che qui si è trattato di una difesa legittima reale, cioè che Alex effettivamente ha ucciso per difendersi da un pericolo attuale, reale e immediato».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica