“Vi racconto la verità su Saman”: cosa ha detto il fratello a un carabiniere

Al processo per l'omicidio di Saman Abbas un carabiniere racconta cosa gli disse il fratellino della giovane, che accusa lo zio di essere esecutore materiale del delitto

“Vi racconto la verità su Saman”: cosa ha detto il fratello a un carabiniere

Le forze dell’ordine italiane sono state importantissime nel caso di Saman Abbas. E oggi al processo in corte d’assise a Reggio Emilia un carabiniere della stazione di Guastalla ha raccontato della testimonianza resa dal fratello della giovane: il ragazzino, oggi maggiorenne ma ancora in una struttura protetta per via del processo in corso, fu fermato mentre insieme con il cugino Ikram Ijaz, oggi tra i 5 imputati per sequestro di persona, omicidio e occultamento di cadavere, cercava di riparare all’estero.

Il militare che ha parlato si chiama Antonio Matassa e raccolse le parole del ragazzino il 15 maggio 2021, un paio di settimane dopo l’omicidio. Matassa ha spiegato che il giovanissimo passò da un’iniziale scarsa loquacità al bisogno di raccontare ciò che diede inizio alle indagini.

Era provato ma abbastanza collaborativo con le domande - ha chiarito infatti Matassa - Non restio a rispondere ma non molto loquace. Quando abbiamo cominciato a parlare della scomparsa di Saman, si è accasciato, aveva gli occhi lucidi e gonfi con le lacrime, parlava con voce tremula. Dopo un'ora che parlavamo ha affermato: ‘Ok, ora vi dico tutta la verita’ e ha cominciato a parlare in modo molto libero, senza bisogno di fargli domande. Mi sembrava che si stesse liberando”.

Si tratta di una testimonianza cruciale, perché è stato grazie a quella che gli inquirenti hanno ipotizzato da subito che il presunto delitto d’onore fosse maturato in ambito famigliare, come “risposta” all’opposizione di Saman al matrimonio forzato con un cugino più vecchio di 10 anni. E fu sempre il ragazzino a puntare il dito contro lo zio Danish Hasnain, ritenuto dagli inquirenti l’esecutore materiale dell’omicidio.

Saman scomparve (e fu in realtà uccisa) la notte tra il 30 aprile e l’1 maggio 2021 a Novellara. Per il suo caso sono stati rinviati a giudizio il padre Shabbar Abbas, detenuto in Pakistan, la madre Nazia Shaheen ancora latitante, lo zio Danish, i cugini Ikram e Noumanoulaq Noumanoulaq. Questi ultimi tre sono detenuti in Italia e stanno partecipando al processo di Reggio Emilia.

Danish al momento ha reso una testimonianza in contrasto con il nipote: l’uomo ha raccontato alla polizia penitenziaria, portando i militari nel luogo di occultamento del corpo, a 700 metri dalla casa degli Abbas, che sarebbe stata Nazia a uccidere la figlia.

Danish ha aggiunto più volte che avrebbe avuto un ottimo rapporto con la nipote e non risulta il suo nome nella denuncia presentata alla fine del 2020 da Saman contro i famigliari, come pure testimoniato dai servizi sociali che la presero in carico.

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