Il tribunale inglese si è espresso oggi, 10 novembre, nell'ultimo atto sul caso di Indi Gregory, la bambina di 8 mesi affetta da una rara e grave malattia mitocondriale. La piccola si trova ricoverata in un ospedale inglese ma i giudici, non essendoci cura per la sua patologia, in accordo coi medici hanno deciso di interrompere le cure per questioni etiche. L'interruzione avverrà già domani, sabato 11 novembre, così come spiegato dai legali della famiglia. Anche l'ultimo appello è stato rifiutato dai giudici e la scadenza è stata fissata per lunedì ma i legali hanno spiegato che l'interpretazione corretta della sentenza indica che il distacco verrà effettuato il prima possibile, già domani. È previsto nelle prossime ore il trasferimento in un hospice.
Dall'Italia continuano gli appelli al governo inglese per prendere in carico la bambina e proseguire le cure all'ospedale Bambin Gesù di Roma e per farlo le è stata anche accordata la cittadinanza d'urgenza. Una procedura per agevolare le procedure di trasferimento, per il quale non sembra però esserci più tempo. Sembra finire qui, quindi, la corsa contro il tempo: la decisione dei giudici inglesi è irrevocabile e non ci sono più margini di intervento. Nemmeno l'ultimo appello di Giorgia Meloni al governo inglese sembra aver sortito effetto.
"Il primo ministro italiano, Giorgia Meloni, ha scritto urgentemente al Lord Cancelliere e segretario di Stato per la Giustizia del Regno Unito, chiedendo che i due Paesi collaborino ufficialmente per facilitare il trasferimento di Indi a Roma ai sensi della Convenzione dell'Aia. Il premier Meloni ha scritto ad Alex Chalk illustrando la richiesta urgente presentata ieri", ha dichiarato Christian Concern, l'organizzazione britannica che sta supportando i genitori della bambina nella sua battaglia, prima di conoscere la decisione finale. Il trasferimento di Indi Gregory "in un importante ospedale pediatrico" italiano "è nell'interesse della bambina: non le causerà alcun dolore, come assicurano i nostri medici, e le darà solo un'ulteriore concreta opportunità di vivere una vita dignitosa".
Nella lunga missiva indirizzata al Lord cancelliere e segretario di Stato per la Giustizia del Regno Unito"al fine di sensibilizzare le autorità giudiziarie" inglesi, Meloni ha chiesto di rendere possibile alla piccola di 8 mesi "di poter accedere al protocollo sanitario di un ospedale pediatrico del nostro Paese". Il premier e con lei tutto il governo hanno premuto per rendere possibile il trasferimento ma il risultato, per ora, non è arrivato. Con la sua missiva, il premier ha un obiettivo, ottenere il via libera "in tempo utile perché Indi possa accedere a questa possibilità, nello spirito di collaborazione che da sempre contraddistingue i due Paesi".
Il giudice inglese Peter Jackson, che oggi ha emanato l'ultima sentenza, ha definito l'intervento italiano per il caso di Indi Gregory ai sensi della Convenzione dell'Aia, "non nello spirito della Convenzione". I giudici hanno inoltre affermato che i tribunali inglesi sono nella posizione migliore per valutare "l'interesse superiore" della bambina, quindi non è necessario un tribunale italiano. Così riferiscono l'avvocato Pillon e Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus. "Claire e io siamo ancora una volta disgustati da un'altra decisione unilaterale dei giudici e del Trust. Il mondo intero sta guardando ed è scioccato da come siamo stati trattati. Questo sembra come l'ultimo calcio nei denti. Non rinunceremo a lottare per la possibilità di nostra figlia di vivere fino alla fine", ha detto il padre della bambina.
Il padre sottolinea che l'interesse suo e della moglie è quello del benessere della loro bambina.
"Lei ha diritti umani e volevamo che ricevesse le migliori cure possibili. Se il Regno Unito non ha voluto finanziarlo, perché non può andare in Italia e ricevere le cure e l'assistenza che lo straordinario primo Ministro e il Governo italiano hanno offerto?", ha proseguito l'uomo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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