Assange è libero: patteggia con gli Usa e torna in Australia

Il fondatore di Wikileaks eviterà la prigione negli Stati Uniti e tornerà nel suo Paese di origine. La madre esulta: "Il suo calvario è finalmente giunto al termine"

Assange è libero: patteggia con gli Usa e torna in Australia
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Ha patteggiato con gli Stati Uniti e ora è libero: Julian Assange ha raggiunto un accordo di principio con il Dipartimento di Giustizia, mossa che gli consentirà di evitare la prigione negli Usa e di poter tornare in Australia (suo Paese di origine). Il fondatore di Wikileaks dovrebbe dichiararsi colpevole per cospirazione volta a ottenere e divulgare informazioni sulla difesa nazionale. L'intesa comunque deve essere ancora approvata da un giudice federale.

Nel frattempo il 52enne è stato rilasciato dal carcere di Belmarsh, a Londra, dove era detenuto da cinque anni. Si è imbarcato su un volo in partenza dal Regno Unito. La notizia è stata accolta con gioia dalla madre Christine: "Il suo calvario è finalmente giunto al termine". Per il padre si tratta di una svolta "meravigliosa" che "dà energia". Il giornalista da anni ha diviso l'opinione pubblica in sostenitori e critici: da una parte viene considerato come glorioso esempio di difesa della verità; dall'altra è accusato di aver messo in pericolo la vita delle persone per aver reso di dominio pubblico una serie di informazioni sensibili.

L'accordo tra Assange e gli Usa

Nella mattinata di domani Assange dovrebbe comparire in Tribunale sull'isola di Saipan (Isole Marianne Settentrionali): qui, come parte di un accordo con i pubblici ministeri americani, dovrebbe ammettere parzialmente la sua colpevolezza. Questa dovrebbe essere l'occasione in cui formalizzare l'intesa di patteggiamento con le autorità statunitensi.

In sostanza il fondatore di Wikileaks dovrebbe scontare 64 mesi di carcere, che però a quel punto sarebbero compensati con quelli già trascorsi in prigione: in tal modo diventerebbe un uomo libero appena un giudice federale ratificherà l'intesa con il Dipartimento di Giustizia Usa. L'aereo con a bordo il 52enne ha fatto scalo all'aeroporto Don Mueang di Bangkok. Stando a quanto riferito da un funzionario thailandese, si tratta di uno scalo tecnico per fare rifornimento prima di partire per l'isola di Saipan.

La famiglia: "Grazie a chi si è mobilitato"

Grande gioia ed emozione per la famiglia. Per la madre Christine tutto ciò dimostra quanto sia importante il potere della diplomazia silenziosa. "Molti hanno sfruttato la situazione di mio figlio per portare avanti i propri programmi", ha poi aggiunto. Ringraziando e dimostrandosi grata verso tutti coloro che si sono adoperati mettendo "al primo posto il benessere di Julian".

La moglie Stella ha affidato a X (ex Twitter) la sua riconoscenza a chi si è schierato e ha lottato in nome di Assange: "Le parole non possono esprimere la nostra immensa gratitudine a voi, sì, a voi, che vi siete tutti mobilitati per anni e anni per far sì che tutto ciò diventasse realtà. Grazie. Grazie. Grazie".

Le reazioni nel mondo

Dalla diffusione della notizia si sono moltiplicate le reazioni del mondo. A partire da Wikileaks, che sui propri canali social ha voluto ringraziare chi si è mobilitato per una campagna globale che ha creato lo spazio per un lungo periodo di negoziati con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (ora arrivato alla fase finale): "WikiLeaks ha pubblicato storie rivoluzionarie di corruzione governativa e violazioni dei diritti umani, ritenendo i potenti responsabili delle loro azioni. In qualità di caporedattore, Julian ha pagato duramente per questi principi e per il diritto delle persone a sapere. La libertà di Julian è la nostra libertà".

Il primo ministro australiano, Anthony Albanese, ha rivendicato tutti gli sforzi per garantire assistenza diplomatica e si è mostrato soddisfatto dopo diversi anni di sostegno diplomatico dietro le quinte: "Abbiamo impegnato e difeso gli interessi dell'Australia utilizzando tutti i canali appropriati per sostenere un risultato positivo". Albanese ha inoltre fatto sapere che aggiungerà altri dettagli quando i procedimenti legali si saranno conclusi: "Spero avvenga molto presto, in quel momento riferirò come opportuno".

Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, ha dichiarato che il team legale di Assange ha agito "nel migliore interesse del proprio cliente". Al tempo stesso ha annotato con amarezza che la "persecuzione giudiziaria da parte degli Stati Uniti, senza precedenti e con la complicità di altri Stati, non avrebbe mai dovuto iniziare". Per Noury è grave far passare un "messaggio minaccioso" all'indirizzo di chi vorrà seguire l’esempio di Assange, rivelando informazioni su crimini di guerra "di rilevanza e interesse pubblico".

Per Giuseppe Conte - presidente del Movimento 5 Stelle - siamo di fronte alla vittoria di una comunità che a

livello globale ne ha chiesto la liberazione, "convinta che nella sua lotta e nella sua resistenza risieda, tuttora, il seme della più profonda libertà di espressione e del sacrosanto diritto all’informazione".

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