I raid nel Mar Rosso e la trappola su petrolio e merci: così si rischia un boom dei prezzi

Gli attacchi perpetrati dal gruppo terroristico hanno costretto molte compagnie di trasporto marittimo a far passare le loro navi per il capo di Buona Speranza. Un prolungamento dei viaggi che avrà ricadute sul prezzo delle merci

I raid nel Mar Rosso e la trappola su petrolio e merci: così si rischia un boom dei prezzi
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Gli attacchi dei ribelli Houthi hanno costretto una parte considerevole del commercio internazionale a rimanere nel limbo. I droni e i missili balistici lanciati dai ribelli yemeniti, infatti, hanno portato il caos in una delle rotte più trafficate al mondo, che collega l’Asia e l’Europa passando dallo stretto di Bab el-Mandeb e il canale di Suez per poi sboccare nel Mediterraneo. Il rischio, ora, è una ricaduta significativa sui prezzi delle merci.

Diverse importanti compagnie di trasporto marittimo hanno infatti annunciato che le loro navi passeranno dal capo di Buona Speranza, circumnavigando l’Africa, fintanto che la situazione non presenterà più un rischio per “gli equipaggi, il naviglio e il carico dei clienti”. Per percorrere questa “nuova” rotta, una reminiscenza del periodo precedente alla realizzazione dell’alveo artificiale che separa il Sinai dall’Egitto (1869), occorrono in media tra i 30 e i 40 giorni, un aumento di due-tre settimane rispetto al viaggio usuale. Tra le principali società che hanno preso questa decisione vi sono Msc, Maersk, Cma Cmg, Euronav, Evergreen, Hapag-Lloyd, Euronav e Hmm.

Le compagnie hanno dichiarato che si tratta di una misura temporanea, con la speranza che si torni ad una relativa normalità grazie anche all’operazione “Prosperity guardian” annunciata dalla marina americana e da diversi Paesi alleati. Se la situazione dovesse peggiorare, però, vi sarebbe un aumento significativo del costo dei trasporti e, di conseguenza, del prezzo dell’energia e dei beni di consumo.

In particolare, circa il 12% del petrolio trasportato a livello mondiale passa dal mar Rosso. Per ora il prezzo del greggio è rimasto sostanzialmente stabile, con un leggero rialzo ai 78 dollari al barile, ma un prolungamento della crisi potrebbe farlo crescere ulteriormente. La situazione si farebbe grave soprattutto per l’Europa, privatasi dell’oro nero russo a causa della guerra in Ucraina. Una gran quantità di benzina e gasolio diretta verso il Vecchio mondo, raffinato nella Penisola araba e in India, transita infatti attraverso questi mari. Inoltre, i ritardi causati dal dover circumnavigare il continente africano potrebbero creare seri problemi a tutta la logistica del trasposto marittimo, considerando che attraverso il canale di Suez passa il 30% del traffico di container globale.

Una situazione molto simile a quella vissuta durante la pandemia di Covid-19, che sta aggravando le tensioni che già piagavano il commercio via mare per via della scarsità d’acqua nel canale di Panama e i conseguenti problemi di attraversamento.

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