Un nuovo avamposto cinese in fase di costruzione a due passi dagli Usa. I riflettori sono puntati su un'isola caraibica situata a soli 220 miglia dalla costa delle Isole Vergini americane. Qui, sull’isola di Antigua, al posto di un paradiso naturale dovrebbe sorgere una zona economica speciale gestita dalla Cina, secondo alcuni documenti riservati esaminati dal magazine statunitense Newsweek. Quest’area avrà le proprie formalità doganali e di immigrazione, un porto di spedizione e una compagnia aerea dedicata, e sarà inoltre in grado di rilasciare passaporti. Oltre che garantire attività che offriranno di tutto: dalla logistica alle criptovalute, dalla chirurgia facciale alla “virologia”.
Cosa succede nel cortile di casa degli Usa
In base ai documenti analizzati dallo stesso Newsweek, la Cina, le sue aziende statali e le imprese private allineate si stanno espandendo rapidamente nella nazione insulare di Antigua e Barbuda e in altri paesi dei Caraibi, in una regione strategica a lungo conosciuta come “il terzo confine dell’America”. La crescente presenza in loco di Pechino è potenzialmente la più grande sfida esterna per gli Stati Uniti da quando l’Unione Sovietica si era insediata a Cuba negli anni ’60, e l’esercito americano sarebbe dunque preoccupato.
"Siamo consapevoli che la Cina può utilizzare la sua presenza commerciale e diplomatica per scopi militari. In Asia, Africa e Medio Oriente, la Cina ha già abusato degli accordi commerciali nei porti dei paesi ospitanti per scopi militari; la nostra preoccupazione è che possano fare lo stesso in questa regione", ha dichiarato un portavoce del Southern Command (SOUTHCOM) con sede in Florida. Insomma: centinaia di milioni di dollari di prestiti e sovvenzioni provenienti da oltre Muraglia, e la vasta costruzione di infrastrutture critiche - tra cui porti, aeroporti e sistemi idrici da parte di società statali cinesi - stanno trasformando Antigua, una volta considerata parte del "cortile" americano, nel cortile della Cina.
Il sorpasso della Cina
Il primo ministro antiguano Gaston Browne ha più volte lodato la Cina e il suo leader, Xi Jinping, sottolineando come i Paesi occidentali non stiano dando l’aiuto di cui Antigua ha bisogno. Durante un viaggio di una settimana in Cina a gennaio, lo stesso Browne ha aperto l’ambasciata di Antigua a Pechino – i Paesi hanno relazioni diplomatiche dal 1983 – mentre i ministri dei due Paesi hanno firmato almeno nove memorandum d’intesa, dalla concessione dei diritti marittimi alle navi e ai marinai cinesi all’impegno dei funzionari antiguani a studiare il pensiero di Xi sulla governance.
In tutto questo la Cina è diventata il "prestatore di prima scelta" di Antigua, offrendo tassi di interesse del 2% e una moratoria di cinque anni sui rimborsi. Antigua ha poi aderito alla Belt and Road Initiative nel 2018. I diplomatici europei e asiatici presenti nella regione sospettano però che gli interessi di Pechino vadano oltre il mero ambito economico. Alcuni analisti Usa ritengono che la nuova ambasciata cinese a St. John's, soprannominata La Fortezza per le sue grandi dimensioni e la stretta sicurezza, possa essere un centro di intelligence regionale. Dal canto suo Browne ha detto che le ipotesi secondo cui la Cina gestirebbe una base di intelligence sono "assoluta spazzatura".
Un tracker mostra 176 milioni di dollari in prestiti cinesi ad Antigua fino al 2022. Altri sono in cantiere, come i 60 milioni di dollari che arriveranno da Pechino per un progetto di recupero dell’acqua.
Secondo la Banca Mondiale, questo valore equivale già a più di 2.400 dollari in prestiti (cinesi) pro capite in un Paese in cui il prodotto interno lordo pro capite annuo è di circa 19.300 dollari. Ecco perché gli Stati Uniti sono preoccupati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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