
Dopo un viaggio in Thailandia, Giappone e isole Hawaii una giovane americana si era recata d'urgenza al pronto soccorso con insopportabili bruciori ai piedi e alle braccia per poi scoprire, dopo una lunga diagnosi, di aver contratto la meningite eosinofila con parassiti annidati nel cervello.
La difficile diagnosi
Questi partiti dal sistema nervoso centrale, sono rimasti silenti per circa 12 giorni fino a che la turista non aveva fatto rientro a casa. A quel punto la forte risposta imunitaria che aveva provocato i terribili bruciori a gambe, tronco e braccia accompagnata da un forte mal di testa che neppure gli antidolorifici riuscivano ad attenuare.
Un primo analisi del sangue aveva riscontrato solo lieve aumento dei globuli bianchi, segnale che era in corso un'infezione. Ma dopo giorni di dolore e una leggera febbre, la donna si è rivolta ad un altro ospedale in cerca di risposte. Dopo un trattamento con antinfiammatori per via endovenosa e un farmaco ansiolitico il suo mal di testa era finalmente diminuito ed era stata dimessa, ma l'incubo per lei non era certo finito.
Il peggioramento
Appena il giorno dopo il peggioramento, iniziato con la confuzione mentale che non accennava a diminuire, così la giovane accompagnata da un'amica si è recata per l'ennesima volta al pronto soccorso. Secondo un esperto del New England Journal of Medicine, che ha riportato la terribile storia: "Lo sviluppo di confusione in pazienti con sintomi sensoriali, mal di testa e febbre intermittente suggerisce la possibilità di un'encefalite, un'infezione del sistema nervoso centrale".
A quel punto i medici hanno eseguito nuovamente accurate analisi del sangue scoprendo una traccia di parassiti e la tac alla testa ha mostrato il vero segnale d'allarme. Tuttavia, quando il personale medico ha eseguito una puntura lombare, ha scoperto che il liquido cerebrospinale (CSF) della paziente, che bagna il cervello e il midollo spinale, conteneva marcatori di meningite eosinofila , una rara forma di infezione cerebrale che può essere causata da parassiti. Visto che la paziente si era recato in lugochi esotici i medici hanno quindi concordato per una diagnosi di presunta angiostrongiliasi.
Di cosa si tratta
È una malattia molto insidiosa chiamata oltre che angiostrongiliasi, anche "verme polmonare del ratto" perché è causata dal parassita Angiostrongylus cantonensis , che inizia il suo ciclo vitale nei polmoni dei roditori prima di diffondersi a lumache e chiocciole. Si tratta di una malattia estremamente rara in occidente ma molto diffusa ed endemica nel sud Est asiatico. L’Angiostrongylus cantonensis è un parassita simile ad un verme, lungo due centimetri che vive nello stomaco dei ratti e si ritrova nelle loro feci. Le lumache, cibandosi di feci di topi, spesso lo ingeriscono.
Quando vengono mangiate senza un'adeguata cottura il paziente diventa quindi il nuovo ospite. Il parassita in ogni caso può anche trovarsi nell'acqua, nei crostacei e sulle verdure. Frutta e verdura non lavate, in particolare la lattuga, possono essere contaminate da muco di lumaca e possono causare l’ingestione accidentale di questi ospiti. La degenerazione della malattia porta poi alla meningite eosinofila, una delle forme peggiori perché anche se con le terapie viene ucciso, i danni al cervello rimangono per sempre.
La cura
Fortunatamente per la donna americana non è andata così e non ha subito danni cerebrali grazie a un ciclo di due settimane di farmaci in grado di attraversare la barriera ematoencefalica per curare l'angiostrongiliasi.
Alla paziente è stata anche somministrata una dose elevata di uno steroide per aiutare ad alleviare l'infiammazione al cervello. Con la terapia i sintomi si sono attenuati e dopo sei giorni di ricovero è tornata a casa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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