"Morto l'equipaggio". Rottami del batiscafo vicino al Titanic: confermata implosione

Il robot impegnato nelle ricerche del Titan ha rinvenuto alcuni rottami che apparterrebbero al mezzo sottomarino disperso. Il comunicato di OceanGate: "Morti i 5 a bordo". La Guardia costiera Usa conferma che si è trattato di un'implosione

"Morto l'equipaggio". Rottami del batiscafo vicino al Titanic: confermata implosione
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Che fosse troppo tardi lo si era intuito stamattina, visto che l'ossigeno a disposizione dei cinque passeggeri del batiscafo Titan, scomparso domenica scorsa nelle profondità dell'Oceano Atlantico, è esaurito. La Guardia costiera degli Stati Uniti ha tuttavia riferito che sono stati trovati alcuni detriti nella zona di ricerca del mezzo, volatilizzato nel nulla dopo essersi immerso per perlustrare il relitto del Titanic. I rottami rinvenuti in fondo al mare apparterrebbero proprio al sottomarino disperso. A sostenerlo è David Mearns, amico di uno dei passeggeri citato dalla Bbc. Tra i detriti, dichiara Mearns, ci sarebbero il telaio e la parte posteriore del batiscafo. In serata, con una nota, è intervenuta anche OceanGate Expeditions l'azienda proprietaria del sottomarino, che ha commentato così il destino - ormai segnato - dei 5 passeggeri a bordo del Titan: "Crediamo che l'equipaggio del nostro sommergibile sia morto".

Il ritrovamento e l'implosione

Le autorità stanno "valutando le informazioni", ha scritto su Twitter la Guardia costiera Usa. A quanto pare, un veicolo a comando remoto avrebbe scoperto un "campo di detriti" nell'area di ricerca della nave Titan. "Il Rov della Horizon Arctic li ha individuati sul fondale marino vicino al Titanic. Gli esperti del comando unificato stanno valutando le informazioni", ha specificato la stessa Guardia costiera statunitense.

Il Rov, tra l'altro, è il sottomarino telecomandato che aveva raggiunto il fondo del mare nelle scorse ore e avviato la ricerca del batiscafo. "Anche in casi particolarmente complessi, la volontà di vivere delle persone deve essere presa in considerazione. E così continuiamo a cercare e continuiamo i nostri sforzi di salvataggio", ha detto il contrammiraglio John Mauger, capo delle operazioni di ricerca alla Nbc.

Sempre durante la giornata di giovedì prende piede l'ipotesi di un'implosione. Secondo Guillermo Soehnlein, co-fondatore della società insieme al pilota scomparso Stockton Rush, il batiscafo potrebbe essere imploso in modo istantaneo. "Quello che so è indipendentemente dal sottomarino, quando si opera in profondità la pressione è così grande su qualsiasi sottomarino che se si verifica un guasto si verificherebbe un'implosione istantanea. Se è quello che è successo, sarebbe successo quattro giorni fa", ha dichiarato alla Bbc. Sohnlein, allontanatosi da OceanGate Expeditions nel 2013, ritiene possibile che il sottomarino possa risalire in superficie per questo motivo. Una teoria poi confermata dalla Guardia costiera Usa, che adduce l'epilogo di questa tragedia a un'implosione.

Speranze flebili

Il sottomarino Titan di OceanGate è dotato di ossigeno sufficiente per far sopravvivere le cinque persone a bordo per quattro giorni - 96 ore - in caso di emergenza. Sulla base della tempistica fornita nei giorni scorsi questo vuol dire che le squadre di soccorso avevano tempo fino alle 14.00 ora italiana, prima che le possibilità di sopravvivenza dei cinque a bordo si esaurissero.

Le ricerche, come detto, continuano. Anzi: proprio mentre stava scadendo il conto alla rovescia, il suddetto Rov ha raggiunto le profondità degli abissi per scandagliare i fondali. Pochi minuti prima era arrivato nella zona delle ricerche la nave oceanografica francese Atalante con un altro robot sottomarino, Victor 6000, da calare in acqua.

Il piccolo batiscafo scomparso, lungo 6 metri e mezzo, aveva interrotto le comunicazioni a meno di due ore dall'inizio del suo viaggio, volto a osservare da vicino i resti del Titanic, che si trova a più di due miglia (quasi quattro chilometri) sotto la superficie dell'Atlantico settentrionale.

A bordo il miliardario britannico Hamish Harding e il magnate pakistano Shahzada Dawood e suo figlio Suleman, 19 anni appena, anch'essi di cittadinanza britannica, oltre al Ceo dell'azienda, Stockton Rush, e l'esploratore francese Paul-Henri Nargeolet. Tutti accomunati dalla passione per il Titanic.

Le accuse contro la società del Titan

In attesa di capire come si svilupperà la tragica vicenda, la famiglia del miliardario britannico Hamish Harding ha attaccato OceanGate Explorations, la società armatrice, per aver aspettato otto ore prima di dare l'allarme quando è scomparso il mezzo.

Il minisottomarino s'è immerso domenica alle 8 del mattino ora della costa Est degli Usa a circa 10 miglia a sud-est di St John's vicino al relitto del Titanic. Alle 9.40 perse il contatto con la sua nave madre, la Polar Prince. Ma non è stato segnalato scomparso alla Guardia Costiera degli Stati Uniti fino alle 17.40.

Kathleen Cosnett, cugina di Harding, 58 anni, ha detto che il ritardo prima di contattare le autorità era

"troppo lungo". Ha detto al Telegraph: "È molto spaventoso. Ci è voluto così tanto tempo per andare a salvarli, è troppo lungo. Avrei pensato che tre ore sarebbero state il minimo indispensabile".

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