La terribile morte di Gianluca Di Gioia, italiano di 48 anni attaccato da uno squalo nelle acque di Marsa Alam (Egitto), ha lasciato a dir poco sconcertati.
Di Gioia stava facendo snorkeling davanti al molo, proprio di fronte al resort Sataya, quando si è trasformato nella preda di un pescecane. Accortosi della situazione, Giuseppe Fappani, un odontotecnico 69enne amico del 48enne romano, si è gettato in acqua per aiutarlo, venendo a sua volta ferito.
A distanza di ore dalla tragedia, sulla quale le autorità egiziane stanno cercando di far luce, cominciano ad emergere le prime incongruenze. C'è poca chiarezza, infatti, circa la posizione di in cui si trovava Di Gioia al momento dell'attacco. Una questione di metri che potrebbe però fare una grande differenza nelle indagini, e nell'attribuzione di eventuali responsabilità.
Di questa drammatica storia sappiamo che Gianluca Di Gioia, diplomatico romano di 48 anni, si travava in vacanza con la moglie Laurence in Egitto per festeggiare il suo compleanno. Domenica 29 dicembre l'italiano stava nuotando nelle acque del Mar Rosso quando si è trovato di fronte a uno squalo - un esemplare di squalo tigre, o un mako - ed è stato attaccato. L'uomo ha provato a raggiungere la spiaggia del Sataya Resort, dove alloggiava, ma non è riuscito a scampare alla furia del pescecane. In suo aiuto è corso Giuseppe Fappani, che lo ha strappato dalle fauci dell'animale quando purtroppo era ormai troppo tardi. Lo stesso Fappani ha riportato delle ferite, fortunatamente non mortali.
Entrambi gli uomini sono stati trasferiti all'ospedale di Port Ghalib. Purtroppo per Gianluca Di Gioia non è stato possibile fare nulla: le lesioni riportate a gambe e braccia erano troppo gravi.
Prendendo contatti con la Farnesina, il ministero dell'Ambiente egiziano ha riferito che l'aggressione da parte del predatore marino si è verificata "in acque profonde al di fuori della zona di balneazione". Le indagini da parte delle autorità egiziane sono in corso. La procura di Quasir ha infatti aperto un'inchiesta. La versione fornita dagli egiziani - ossia che Di Gioia si trovasse oltre la barriera corallina, in grado di tenere lontani gli squali - non coincide con quella del testimone. Giuseppe Fappani, sopravvissuto all'attacco del pescecane, ha infatti dichiarato che l'amico si trovava a una cinquantina di metri dalla spiaggia, dunque non al largo. Sulla vicenda, dunque, occorre fare chiarezza.
Al momento il tratto di mare in cui si è verificata la tragedia è stato chiuso per due giorni. L'ambasciata italiana in Egitto si sta occupando dei familiari della vittima, ed è in contatto con la Farnesina.
Sono in corso anche frequenti contatti con le autorità egiziane impegnate nelle indagini. Non è escluso che anche la procura della Repubblica di Roma decida di aprire a sua volta un'inchiesta nei prossimi giorni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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