I freni disattivati, poi la discesa folle. E il treno merci distrusse la cittadina canadese di Lac-Mégantic

In quel disastro del 6 luglio del 2013, nel Québec, in Canada, il petrolio greggio contenuto nei vagoni causò violente esplosioni, provocando la morte di 42 persone. Altre cinque non sono mai state ritrovate

Lac-Mégantic subito dopo le esplosioni
Lac-Mégantic subito dopo le esplosioni

Il 6 luglio 2013 è un tranquillo venerdì d'estate, quando la piccola cittadina di Lac-Mégantic, poco meno di 6mila abitanti, nella provincia del Québec, in Canada, è teatro di uno degli incidenti ferroviari più devastanti nella storia del Paese. Un treno merci della Montreal, Maine and Atlantic Railway (MMA) -composto da 72 vagoni cisterna, carichi di petrolio greggio, e 5 locomotori diesel - deraglia nel centro della città, causando un’esplosione catastrofica e la morte di 47 persone.

La notte dell’incidente, intorno alle 23,25, il treno, partito dal North Dakota, Stato a nord ovest degli USA, e diretto a una raffineria di petrolio a Saint John, New Brunswick, provincia a est del Canada, viene parcheggiato a Nantes, piccolo centro abitato ad 11 miglia oltre Lac-Mégantic, su una collina. Il macchinista mette in stazionamento il treno, spegne i motori di quattro delle cinque locomotive e, dopo aver serrato alcuni freni a mano dei carri, raggiunge un hotel della zona. Poco dopo la mezzanotte, un passante nota delle fiamme su una locomotiva e chiama il 911. I vigili del fuoco arrivano sul posto dopo alcuni minuti. Spento il principio di incendio, rientrano in caserma, inconsapevoli che durante le operazioni di spegnimento i freni automatici del treno sono stati disattivati. Per loro, l’allarme sembra essere rientrato: nulla di più sbagliato.

Come poi dichiarerà il direttore della compagnia, Yves Bourdon, intorno all’una di notte, il treno inizia a muoversi senza controllo, scendendo in picchiata verso Lac-Mégantic, la cittadina a 250 chilometri da Montreal. La maggior parte dei vagoni, 63 su 72, si stacca dal convoglio principale accelerando fino a raggiungere la cittadina canadese alla velocità di circa 105 km/h, deragliando in buona parte in una curva dove la velocità permessa è di 16 chilometri orari, vicino al passaggio a livello di Rue Frontenac, a circa 600 metri a nord-ovest del ponte sul fiume Chaudière e poco più a nord dal centro cittadino. A quell’ora quasi tutta la popolazione dorme, è buio pesto quando il silenzio della notte viene squarciato da quattro violente esplosioni. È un inferno di fuoco e fumo nero, una enorme cappa di fiamme e calore che sovrasta la zona e viene percepita fino a due chilometri di distanza. Una catastrofe: l’incendio distrugge gran parte del centro cittadino, causa la morte di 42 persone e registra 5 dispersi, persone che non sono mai state trovate perché, molto probabilmente, i loro corpi sono stati inceneriti dalle esplosioni. Tra le vittime, una decina di loro si trovava in un popolare bar vicino alla ferrovia, il Musi cafè. Nella notte tra il venerdì e il sabato, gli ospedali sono vuoti, non ci sono feriti perché nessuno, purtroppo, è scampato alla deflagrazione.

Lac-Mégantic
In uno scatto del 1986, una delle locomotive coinvolte

L’incendio dura per più di due giorni, 150 vigili del fuoco, provenienti anche da distretti lontani, si adoperano incessantemente per domarlo, è una corsa contro il tempo, ma le difficili condizioni del luogo rendono lente le operazioni di spegnimento e causano un ritardo nel recupero dei corpi. Non solo morti a Lac-Mégantic, ma anche una cittadina quasi rasa al suolo. Ben 30 edifici vengono distrutti, circa 1000 persone evacuate. I residenti perdono le loro case e i loro mezzi di sussistenza, le abitazioni ancora in piedi sono inagibili, nessuno può entrarvi, neanche per prendere i propri effetti personali. Così tutto rimane dentro quelle mura pericolanti, effetti personali, farmaci, indumenti, foto, ricordi, i sacrifici di una vita. Bambini, anziani, persone con disabilità si ritrovano a non avere più un tetto. Nessun posto è sicuro per loro, e fuori l’aria è irrespirabile. L’impatto ambientale è molto significativo, con il petrolio che contamina il fiume Chaudière, colorando di arancione l’acqua e raggiunge la città di Saint-Georges, a 80 chilometri a nord-est. Le autorità locali sono costrette a prelevare l'acqua da un lago vicino, dove installano barriere galleggianti per evitare che venga contaminato. I residenti vengono invitati a a usare l’acqua con parsimonia perché il lago non è in grado di provvedere alle esigenze quotidiane di tutti i cittadini. In seguito alla tragedia, vengono avviate indagini da parte delle autorità canadesi e della Transportation Safety Board (TSB) del Canada.

Il rapporto finale del TSB identifica molteplici cause e fattori contributivi, inclusi errori umani, mancanza di manutenzione adeguata, e regolamentazioni insufficienti sulla sicurezza ferroviaria. La Montreal, Maine and Atlantic Railway dichiara bancarotta poco dopo l’incidente, e i suoi dirigenti affrontano accuse penali: molti di loro saranno successivamente assolti.

L’incidente spinge il governo canadese a rivedere e rafforzare le normative sulla sicurezza ferroviaria.

Nel tempo, vengono introdotte nuove regole riguardanti la stabilità dei treni, l’uso di freni aggiuntivi e la classificazione di materiali pericolosi trasportati. Anche negli Stati Uniti, l’incidente di Lac-Mégantic contribusce a un’analisi più rigorosa delle pratiche di trasporto del petrolio greggio.

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