I giudici tedeschi: vietato dire la verità sul Covid

Il Tar di Lipsia lo scrive nella sentenza: diffondere il report secondo cui il virus sarebbe uscito dai laboratori di Wuhan "comprometterebbe i rapporti con Pechino"

I giudici tedeschi: vietato dire la verità sul Covid
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Vietato dire la verità sul Covid e mettere in imbarazzo la Cina. In Germania fa discutere la decisione del Tar federale di Lipsia di negare ai cittadini il report con cui l'intelligence tedesca Bnd aveva ricostruito l'origine della pandemia globale di coronavirus. Nei mesi scorsi il Giornale aveva riportato alcune anticipazioni del quotidiano tedesco Der Spiegel, secondo cui gli 007 su mandato dell'allora Cancelliere Angela Merkel avevano individuato nei laboratori di Wuhan l'origine del coronavirus Sars-CoV-2.

Sono le stesse conclusioni a cui sarebbero giunti anche l’intelligenge Usa e i servizi inglesi. In una recente intervista al «Daily Mail», l’ex direttore del Centro di prevenzione e controllo delle malattie infettive americano, Robert Redfield, ha dichiarato di essere venuto a conoscenza per la prima volta di una nuova malattia respiratoria a Wuhan dal proprio staff in Cina la notte di Capodanno del 2019. I servizi segreti esteri tedeschi sarebbero giunti a questa stessa valutazione basandosi sulle informazioni fornite dalla Süddeutsche Zeitung e da Zeit. Come anticipato dal Giornale, le risultanze di questo rapporto sono state tenute segrete per lungo tempo, probabilmente per non imbarazzare il prezioso alleato cinese. D'altronde la Realpolitik è un'invenzione tedesca.

C'è voluta la determinazione di un editore tedesco che voleva fare un libro con queste informazioni e ha chiesto all'intelligence di desecretarne il contenuto. Da qui la richiesta d'urgenza ora respinta, perché secondo il tribunale, la richiesta di informazioni riguardava anche i rapporti confidenziali di un famoso virologo che aveva prestato la sua consulenza al governo federale e che probabilmente era stato sottoposto a un controllo di sicurezza. Sempre secondo i giudici del Tribunale amministrativo federale l'interesse pubblico impedirebbe il diffondersi di questo tipo di informazioni. Il Giornale molte settimane fa si è rivolto al virologo Christian Drosten attaverso il suo Istituto Charitè - lo Spallanzani tedesco - per porre alcune domande ma senza esito. Fornire informazioni sul virologo in questione è inoltre contrario al “suo diritto generale alla privacy, che in questo caso è fondamentale, ribadisce il Tar tedesco.

È pacifico, come scrivono i giudici, che queste informazioni "potrebbero compromettere la capacità di agire e gli interessi esteri della Repubblica Federale di Germania", così hanno spiegato ai giudici i vertici dell'intelligence. "Se le presunte conclusioni fossero confermate o smentite, si potrebbero trarre conclusioni sulle fonti di informazione, le capacità e i metodi di lavoro del Bnd", è l'alibi legittimo dei servizi segreti tedeschi. Ma la verità è quella ammessa nella sentenza: "Le informazioni potrebbero avere importanti effetti economici e politici sulle relazioni diplomatiche con la Repubblica Popolare Cinese e quindi sugli affari esteri della Repubblica Federale di Germania".

È plausibile che la Cina faccia anche pressioni sull’Oms per non dire la verità.

In Gran Bretagna l’ex consigliere scientifico Lord Patrick Vallance è accusato di aver voluto ignorare il report scritto per il governo di Boris Johnson dall’ex capo dell’MI6 Sir Richard Dearlove sulla fuga del virus dal Wuhan Institute of Virology «per non offendere Pechino». Insomma, vietato dire la verità sul Covid per non imbarazzare la Cina. Quantomeno altrove qualcuno l'ha ammesso. In Italia, invece...

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